di GIULIA CERASOLI CHE COSA spinge l'ex Superman Christopher Reeve, paralizzato dal collo ...
Ed è la stessa molla che ha spinto la giovane e bella moglie di Paul Mc Cartney a continuare a sfilare in passerella anche dopo che le avevano amputato una gamba. Quella forza d'animo inaspettata che aiuta chi si trova in difficoltà, è una risorsa personale, un privilegio dell'anima, su cui, purtroppo, non tutti possono contare. Abbiamo chiesto alla professoressa Anna Oliverio Ferraris, autrice del saggio edito da Rizzoli «La forza d'animo - Cos'è e come possiamo insegnarla a noi stessi e ai nostri figli»: resilienti si nasce o si diventa? «Tutti noi abbiamo delle risorse, una tendenza innata a sopravvivere ai dolori e alle avversità della vita. I resilienti per temperamento sono le persone giocose o dotate di un talento particolare, coloro che si adattano molto in fretta alle nuove situazioni e gli ottimisti. Ma la resilienza come "sistema immunitario della psiche", capacità di proteggere la propria integrità psicofisica nonostante gli stress che potrebbero portare ad esiti negativi, può venir condizionata fortemente dai primi anni di vita del bambino. Diciamo che l'attaccamento ad almeno un genitore nei primi due-tre anni di vita è fondamentale». Di solito dopo un lutto, un divorzio, una separazione o un licenziamento si va in analisi per uscire dalla crisi in cui si sprofonda. Chi ha bisogno di un aiuto non è «resiliente»? «Non è proprio così. Perché è normale entrare in crisi se si è colpiti da un grave choc, come un abbandono, un lutto, un insuccesso pesante o una prigionia, ma dopo un certo tempo è anche normale uscirne, se si hanno le risorse personali perché questo avvenga. La psicologia, da Freud in poi, invece si è sempre occupata dei motivi, delle cause della crisi. La capacità di recuperare è rimasta nell'ombra. Indagare e cercar di tirar fuori la resilienza che c'è in ognuno di noi, è quasi una psicologia preventiva». Parliamo di adolescenti: come si fa a far diventare resilienti, i ragazzi di oggi che passano le ore davanti alla Tv e al «Grande fratello»? «Parlandoci. E smontando punto per punto i valori capovolti di questi programmi, offrendo magari alternative di interesse. Quello dell'adolescenza è il momento più difficile per chi è poco resiliente. È facile oggi che i giovani cadano in crisi alle prime difficoltà. Sono in pochi ad avere un innato il senso della competitività buona, dell'entusiasmo pronto. Ai genitori spetta il difficile compito del duro confronto e anche del litigio attivo. Comunque la resilienza è legata alle varie età della vita. Arriverà un momento in cui, se il giovane è sano, troverà la sua "via di uscita"». Quali cose aiutano a trovare la forza di reagire ad un grande dolore? «È interessante quello che hanno detto i medici ai bimbi irakeni traumatizzati dall'orrore della guerra: "Ricordatevi sempre che c'è un posto sulla terra dove potrete stare bene e ricominciare».