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KIRK E MICHAEL DOUGLAS PROTAGONISTI DI «IT RUNS IN THE FAMILY»

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«It runs in the family», diretto da Fred Schepisi uscito negli Stati Uniti in questi giorni per la regia di Fred Schepisi. Kirk Douglas, il figlio Michael e il piccolo Brandon si misurano duellando in una classica commedia dal sapore nostalgico. Michael come mai un film con suo padre? «Ogni promessa è debito. Lui che è sempre stato il ritratto della salute e il simbolo dell'eroe americano per eccellenza, quando ha avuto un colpo apoplettico che lo ha fisicamente danneggiato è stato messo in naftalina e sepolto anzitempo. E quando andavo in ospedale e lui era immobile a letto, io gli ho giurato che se si fosse ripreso appena appena lo avrei riportato in scena. Durante la riabilitazione, il fatto di sapere che avremmo recitato insieme lo ha aiutato a recuperare in maniera quasi miracolosa». Suo padre è un'antica e consolidata icona di Hollywood. È stato problematico recitare con lui? «Sì, ma lo sarebbe per chiunque. E non solo per il fatto che è malato, ha difficoltà di deambulazione e parla, diciamo così, a modo suo, come può farlo uno che avuto un colpo che gli ha leso una parte del cervello. Lui era così anche quando aveva vent'anni: autoritario, autorevole, padrone per definizione». Anche sul set? «Nonostante abbia ottantacinque anni e sia aggravato, durante i si gira cercava di dare ordini a tutti e non è stato facile gestirlo. È sempre stato un osso duro». Lei pensa di essere riuscito ad eguagliare il suo successo? «È stato il leit motiv della mia vita. Quando ero giovane mi sono ribellato e non volevo avere niente a che fare con lui. Ho lottato per essere diverso da lui, anche se capivo che in verità ero spaventato dal confronto. Poi, crescendo e maturando, mi sono calmato e mi sono arreso. È impossibile riuscire ad essere come Kirk. Mi considero già fortunato per essere riuscito a vincere due Oscar e avere successo anche senza mio padre». Invece che cosa ha dato fama al suo papà «Rimarrà sempre il protagonista di "Spartacus", de "L'asso nella manica" e l'uomo che ha scoperto Stanley Kubrick. Io sono semplicemente un attore fortunato che ha avuto il suo tempo e il suo pubblico, tutto qui. Lui è un grande divo immortale, e lo sarà sempre e per sempre. Michael Douglas, invece, è un comune mortale, un attore professionista come tanti altri. Questa è la differenza».

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