Il Tempo fu il primo a credere nella santità
Come inviato speciale tra gli anni '60 e '90 ha seguito i principali avvenimenti in Italia e all'estero, di alcuni dei quali, come la rivolta di Reggio Calabria, la guerra di religione in Irlanda e la campagna controcorrente sulla mobilitazione italiana per sfamare gli indiani che Chiocci fu l'unico a sbugiardare come colossale diversivo politico, resta testimonianza nei suoi libri. Ha seguito guerre e rivoluzioni, terrorismo e calamità naturali, scandali e matrimoni reali, olimpiadi e quasi tutti i viaggi del Papa, da quelli di Paolo VI a quelli di Giovanni Paolo II, sino alla fine degli anni '80. A quella data lasciò il nostro giornale per andare a dirigere a Firenze i quotidiani toscani della catena Longarini, poi il «Corriere Adriatico» in Ancona e infine il «Giornale del Sud» a Napoli. Prima che al «Giornale», ha seguito Feltri anche all'«Europeo» - che con una serie di articoli gli procurò il Premio Hemingway - e all'«Indipendente». Di Padre Pio si è occupato per incarico di Angiolillo, come racconta nella prefazione di questo libro (che segue «Padre Pio, storia di una vittima», «I nemici di Padre Pio» e «Padre Pio, cent'anni di gratitudine»), in 45 puntate su «Il Tempo». Fu la prima campagna stampa, allora quasi tutta ostile a Padre Pio, in difesa del monaco calunniato presso il Vaticano anche da suoi confratelli, avidi di mettere mano sui soldi delle offerte per pagare i debiti contratti dai cappuccini nel crack del «banchiere di Dio» Giovanbattista Giuffrè.