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di ALBERTO MINGARDI UNA delle accuse che viene mossa più sovente al liberalismo è quella ...

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Per rendersi conto di quanto evanescente, improvvisata, sia questa tesi pur popolare, basterebbe leggere «Denaro e libertà», libriccino a cura di Marco Faraci che la Leonardo Facco Editore di Treviglio (tel. 335.8082280 - e-mail: [email protected]) ha dato alle stampe per far conoscere meglio, anche in Italia, il pensiero di Ayn Rand. Ayn Rand, al secolo Alissa Rosenbaum, nacque a San Pietroburgo nel 1905. Di famiglia ebraica agiata, subisce dolorosamente la rivoluzione bolscevica. La fuga dal totalitarismo le appare, nel 1926, l'unica salvezza (romanzerà quegli anni di miseria in «Noi vivi», Tea-Longanesi). Una volta arrivata negli Usa, lavora alacremente per dare sfogo alla propria, divorante ambizione: prima a Hollywood (dove conoscerà il marito, l'attore Frank O'Connor), come sceneggiatrice. Poi, a New York: è nella grande mela che completa il romanzo della vita, «Atlas Shrugged» (tradotto da Laura Grimaldi, per Garzanti, nel 1958), destinato a vendere milioni di copie e a ridare vigore a quelle idee - il rispetto dei diritti di proprietà, la fiducia nei meccanismi del libero scambio - che allora sembravano inesorabilmente sconfitte dalla storia. Atlas Shrugged mette a testa in giù i cliché del pauperismo letterario: narra della rivolta dei produttori, degli innovatori, degl'imprenditori contro una società corrotta, parassitaria, egualitaria, tratteggiandola con i colori dell'epica. Per la Rand, l'unica autentica lotta di classe è quella che vede sfidarsi «uomini che vivono di commercio» e «criminali-per-diritto, pescecani-per-legge», l'esercito d'impiegati statali e clientes di sottobosco, incapaci di procurarsi un reddito e votati a procacciarsi da vivere vampirizzando le energie produttive d'un Paese. A partire da questa considerazione, la Rand arriva a costruire un'etica del denaro, che è poi il tema sul quale si concentra il veloce istant-book curato da Faraci. «Commerciare per mezzo del denaro è il codice degli uomini di buona volontà», spiega per bocca di Francisco d'Anconia (nel passo estrapolato da Atlas Shrugged ch'è al centro di «Denaro e libertà»). È per questo che all'America - terra che la Rosenbaum amava d'amore incondizionato e totale - non trova miglior tributo da rendere, se non chiamarla «una nazione del denaro». «Perché questo significa: una nazione di ragione, di giustizia, di libertà». «Per la prima volta», con la rivoluzione americana, «la mente dell'uomo e il denaro furono liberati e non esistevano più fortune-per-conquista, ma fortune-per-lavoro, e al posto degli uomini con la spada in mano, apparvero i reali costruttori del benessere, i più grandi lavoratori, gli esseri umani più evoluti, gli uomini che si son fatti da sè, gli industriali americani».

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