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Somma-Gardini, il legal thriller fa il bis

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Si sta scrivendo la nuova sceneggiatura per sei puntate. Presto la lavorazione di «Sospetti 3»

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Il successo di pubblico, da cui è stata gratificata sulla seconda rete, ha fatto scattare, da parte di Raifiction, un'opzione per la realizzazione del sequel firmato ancora da Perelli. Altri sei episodi, di cui si sta iniziando a scrivere la sceneggiatura, saranno incentrati sempre sull'idea, rivelatasi vincente, del «legal thriller» all'americana, esperienza nuova per l'Italia nella quale Perelli ha creduto fin dall'inizio. Il regista, che ha lanciato Sebastiano Somma nella prima serie di «Sospetti», racconta come sia stato il primo a fidare nelle capacità dell'attore ed a farlo conoscere al grande pubblico. Ci racconta cosa l'ha convinto a nutrire fiducia nelle possibilità artistiche di Somma? «È un professionista che ho sempre stimato. Il primo provino al quale lo sottoposi risale alla Piovra da me diretta. Era in lizza per il ruolo di Tano Cariddi che affidammo poi a Remo Girone solo perché era necessario un personaggio anagraficamente più anziano. Mi impressionò favorevolmente e mi sono ricordato di lui per la prima serie di "Sospetti". Ho fatto di tutto per averlo. Essendo ancora poco conosciuto, in Rai esisteva una certa diffidenza nei suoi confronti, superata in seguito al successo con cui è stato accolto il sequel della fiction passata nel frattempo dalla seconda alla prima rete. Adesso Raifiction ha in cantiere anche la terza serie di "Sospetti" di cui Sebastiano Somma sarà ancora il protagonista assoluto». Quali sono i motivi che la spingono ad accettare la regia di una fiction? «Devo essenzialmente sentirmi coinvolto dalla sceneggiatura ispirata all'attualità, un elemento che rappresenta, oggi, la naturale evoluzione della fiction rispetto al passato. Le tematiche di un tempo, rappresentate nei grandi sceneggiati ispirati alla letteratura, sono state sostituite dalla capacità di raccontare la realtà, consentendo al pubblico di riconoscersi nelle vicende e nelle problematiche affrontate. Il tutto mantenendo inalterati, i grandi sentimenti come l'amore, la morte, la sofferenza. E' questa la fiction da me preferita. Anche se, attualmente, ad eccezione di pochi casi come "Il Maresciallo Rocca", "Montalbano", "Distretto di polizia" e le vicende di "Ultimo", si nota, nel genere o un sentimentalismo meccanico oppure un buonismo eccessivo e pragmatico che, assieme ad una scrittura banale, penalizzano il racconto». Lei è considerato il padre della Piovra. Ritiene il filone ancora di attualità, oggi? «L'attuale situazione politica non è favorevole a progetti come la Piovra, fiction che nessuno sembra più intenzionato a produrre oggi. La fortuna della serie era legata ai valori predominanti in quegli anni. La Sicilia e tutta l'Italia avevano bisogno di un eroe buono in grado di incarnare la lotta contro la Cupola fino all'estremo sacrificio. Forse, nella società odierna, in cui si finge che alla mafia sia stato drasticamente ridotto il proprio potere, non si raccoglierebbero più i medesimi altissimi ascolti, ma l'interesse resterebbe sempre elevato. Personalmente rimango convinto che la Piovra sia un prodotto ancora valido che, se realizzato con forza emotiva e credibilità di personaggi e vicende, riuscirebbe a catturare l'interesse del pubblico in qualsiasi contesto».

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