di TIBERIA DE MATTEIS TUTTO esaurito al Théâtre Bouffes du Nord di Parigi per «La tragédie ...
Anche dopo la vendita dei posti disponibili, un pubblico eterogeneo e delle età di più diverse è comunque ammesso ad assistere al rito officiato da uno dei maggiori registi del mondo grazie all'utilizzo di economici "cuscini", collocati strategicamente nei luoghi in cui la visuale è migliore. In un teatro all'antica italiana con ampio arco di proscenio e tipici palchetti, volutamente non ristrutturato per svelare le sue mura di mattoni ricoperte di intonaco in modo difforme, si celebra la tragedia per eccellenza in una semplicità che è perfezione. L'allestimento è stato realizzato a Zurigo nel maggio del 2002 e, dopo quattro mesi di repliche parigine, viaggerà dalla fine di aprile in una tournée internazionale. Un tappeto indiano arancione riprende il concetto di cerchio magico, caro a Brook, e gli otto attori diventano personaggi quando varcano la sua soglia misteriosa. La drammaturgia, firmata da Jean-Claude Carrière e Marie-Hélène Estienne, mantiene i temi essenziali del dramma originale, partendo dall'incontro con lo spettro, risolto con disarmante realismo attraverso la presenza umana dell'interprete Emile Abossolo-Mbo, che poi incarnerà anche il suo assassino, nonché fratello, Re Claudio. Il legame tra Amleto e Ofelia è tradotto in una mancata agnizione, mentre il rapporto con la madre Gertrude esclude il consueto riferimento a un eventuale incesto privilegiando una richiesta affettiva. Abbigliati con splendidi costumi di foggia orientale, i personaggi sono restituiti con una recitazione essenziale e scarnificata per offrire una visione del protagonista come uomo bisognoso di centralità e di attenzione emotiva. L'essere o non essere diventa un problema individuale più che un interrogativo esistenziale in un persistente contatto con gli spettatori che alterna il registro dell'immedesimazione all'epicità del racconto di una storia universale.