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ARARAT, di Atom Egoyan, con Charles Aznavour, Christopher Plummer, Eric Bogosian, Canada, 2002.

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Con l'occasione esce nelle nostre sale questo film realizzato in Canada da un noto regista di origine armena, Atom Egoyan e interpretato, fra gli altri, da un notissimo attore e cantante francese anch'egli di origine armena, Charles Aznavour. Il risultato, però, è inferiore alle attese. Egoyan, infatti, non volendo evocare direttamente quel genocidio, ha immaginato che vi facesse riferimento un film che girava a Toronto un regista armeno (Aznavour, appunto) e vi ha intrecciato i casi di due famiglie con un passato in vario modo collegato a quei temi, aggiungendovi le vicende di un celebrato pittore armeno, Arshile Gorky, sfuggito a suo tempo al genocidio, dove aveva perso la madre, ed emigrato in Canada dove, oppresso dai ricordi, aveva finito per suicidarsi. Passato e presente, perciò, che si alternano. Con le stragi riproposte dal film mentre si gira prive di autenticità, nonostante molti dettagli atroci. Con i personaggi delle due famiglie proposte al presente che, collegandosi fra loro, generano spesso confusione, approdando perfino a una certa oscurità narrativa. Con la sovrapposizione di alcuni episodi al passato dedicato all'enunciazione un po' scolastica della pittura di Gorky e dei drammi privati da cui scaturiva. Senza unità neanche da un punto di vista stilistico, nonostante il cinema di Egoyan l'abbia spesso raggiunta («Exotica», «Il dolce domani») e in cifre in cui il dramma nonostante la nobilità del suoi intenti, rischia spesso di sconfinare nel melodramma. Lo riscatta in parte l'interpretazione di Aznavour: tesa, incisiva. G. L. R.

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