IL GIORNALISTA ANDREA VIANELLO
Dopo gli ascolti più che lusinghieri ottenuti nel primo ciclo di sei puntate, «Enigma», il programma-cult dedicato ai grandi misteri della storia, ha ripreso i battenti, sempre in diretta su RaiTre, dal centro di produzione di Napoli, sapientemente condotto dal giornalista romano Andrea Vianello che ha confermato i successi in radio (dieci anni come inviato di cronaca e come conduttore di «Radio Anch'io») anche sul piccolo schermo. «Il passaggio in televisione - sostiene Vianello - è stata una scommessa che, finora, ho vinto. Mi sono adeguato a un nuovo linguaggio e a nuovi ritmi ma è un impegno che ho accettato volentieri in quanto il progetto di "Enigma" era stimolante». La prima edizione ha chiuso con ascolti incoraggianti. Quali sono gli obiettivi delle nuove puntate? «La rete ha deciso di premiare il programma con una nuova serie di misteri da analizzare. Piuttosto che occuparci dei dati di ascolto, cercheremo di confermare il successo di pubblico e di critica, un successo che mi ha molto gratificato. Nostro obiettivo è mantenere lo stesso livello qualitativo e vorrei che il pubblico rispondesse con lo stesso interesse.» Quale è la chiave vincente di «Enigma»? «Piace l'idea, assolutamente nuova, di uno show sulla storia sul quale, con una serie di ipotesi suggestive a volte anche assurde, costruiamo - con il solo scopo di approfondire alcuni interrogativi del passato - un dibattito pacato, lontani dall'ambizione di svelare le pagine misteriose della storia. L'apporto di testimonianze dirette degli ospiti in studio, un lavoro dietro le quinte attento e rigoroso, un pizzico di giallo, hanno catturato i telespettatori che forse, in questo momento, sentono la necessità di risvegliare la memoria». La prima puntata è stata dedicata alla morte e alla resurrezione di Gesù Cristo. Le altre cosa tratteranno? «Il misterioso volo verso l'Inghilterra del gerarca nazista Hess, il delfino di Hitler: un personaggio inquietante così come oscura rimane ancora la sua storia. La ricostruzione dei fatti del 25 aprile e la liberazione dell'Italia dall'occupazione nazista, sarà l'argomento della terza puntata. Nella quarta, invece, analizzeremo il delitto Matteotti. Stiamo ancora elaborando il tema della chiusura». Il repertorio di domande che aspettano una risposta è infinito. Siete riusciti a far luce su qualche caso? «Curiosamente la nostra puntata su Luigi Tenco ha inaspettatamente prodotto una riapertura dell'inchiesta da parte della Procura di Sanremo. Non abbiamo la presunzione di risolvere casi rimasti insoluti per tanto tempo perchè il nostro intento è mettere sul tavolo le varie ipotesi e lasciare che il telespettatore si faccia la sua idea». Nostalgia della radio? «Mi è rimasta nel cuore. È stata la mia casa per tredici anni. In radio ho raccolto riconoscimenti e soddisfazioni. Io però parto dal presupposto che un giornalista-Rai è, per statuto, un giornalista radiotelevisivo. È importante, per arricchire il bagaglio professionale, saper lavorare su entrambi i mezzi che non considero due mondi diversi».