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di MASSIMO BALDINI IL TEMPO è stato, di volta in volta, visto come un consigliere (anzi ...

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Il tempo è stato spesso dagli uomini paragonato al denaro. Di fatto, quando gli uomini parlano del tempo adoperano in genere gli stessi verbi che usano quando parlano del denaro e soprattutto lo stesso verbo ausiliare. Gli uomini dicono di «avere» o di «non avere» tempo, in alcuni casi affermano di averlo «risparmiato». Da quando «il tempo è denaro — ha scritto Adorno nei Minima Moralia - sembra morale risparmiare tempo, specialmente il proprio». Il tempo, dunque, è trattato come un materiale prezioso. «Il tempo — affermava già Teofrasto quattro secoli prima di Cristo — è la cosa più preziosa che l'uomo possa spendere». E Seneca nella prima lettera a Lucilio invita il suo giovane allievo a non sprecare, a non dilapidare il tempo a sua disposizione, ma a farlo fruttare. «Il tempo ci viene tolto o soprattutto, quasi a nostra insaputa, oppure ci sfugge non si sa come. E la cosa più indecorosa è perderlo per trascurata leggerezza. Prova a pensarci: gran parte della vita ci scappa via mentre agiamo in modo sbagliato, la maggior parte mentre stiamo senza far niente, e l'intera esistenza trascorre in occupazioni inutili e che non ci riguardano veramente. Trovami, se sei capace, uno che dia al tempo il giusto valore, che capisca quanto può essere importante una giornata, che si renda conto che noi moriamo un po' ogni giorno! Perché questo è il punto: noi pensiamo alla morte come qualcosa che sta davanti a noi, mentre in gran parte è già alle nostre spalle: tutta l'esistenza trascorsa è già in suo potere. Allora, caro Lucilio, fa come mi scrivi: tieni stretto il tuo tempo ora per ora: dipenderai meno dal futuro, se avrai in pungo il presente. Mentre rimandiamo le nostre scadenze, il tempo passa. Tutto ci è estraneo Lucilio, solo il tempo è veramente nostro: l'unica cosa di cui la natura ci ha fatto padroni; ma è passeggera e instabile, e chiunque può estrometterci da questa proprietà. Che sciocchi gli uomini! Quando ottengono da qualcuno delle inezie di nessun valore, facili da rimpiazzare, sono pronti a farsele mettere in conto; ma non c'è nessuno che si senta in debito, se gli si concede del tempo; eppure questa è l'unica cosa che non si può restituire, nemmeno se si prova grande riconoscenza». Per l'uomo dell'antichità il tempo può essere rappresentato solo con una ruota, per l'uomo moderno con una freccia. L'uomo dell'antichità è «presentecentrico», l'uomo dei nostri giorni è «futurocentrico». Per l'uomo della cultura orale, ha scritto Marshall McLuhan, «lo spazio era il mistero incontrollabile, per l'uomo tecnologico il mistero incontrollabile è il tempo». A suo avviso, solo culture ad alto livello d'alfabetismo possono accettare la frammentazione della giornata in ore e minuti, frammentazione introdotta dagli orologi meccanici. Di contro, l'uomo della galassia elettronica è ossessionato dal tempo, in particolare è proiettato nel futuro, vede il tempo come «una strada o un nastro che si stende nel futuro, lungo il quale si progredisce». I nostri sono tempi di storia surriscaldata, tempi di grandi cambiamenti, nei quali la tentazione è di dimenticare il passato in favore del futuro e di non tenere in nessun conto la dimensione dell'eterno. Tempi in cui gli uomini sono in lotta con il tempo, tempi in cui solitamente si brucia l'oggi sull'altare del domani.

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