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Lucia, bella ma un po' confusa

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DA una parte molto sesso, spinto, anche nei dialoghi, fino all'impudicizia. Dall'altra, e quasi in contrasto, una trama fra il cerebrale e l'oscuro, ostica da seguirsi. Al centro la crisi di uno scrittore, Lorenzo, che si immedesima a tal segno nei personaggi e nelle situazioni dei suoi romanzi fino ad esserne sconvolto. Così, pur amandola, lascia una ragazza cui si era unito da tempo, Lucia, partecipando — o sembrando partecipare — al dramma di un uomo in bilico fra il doppio amore di una madre e di una figlia, quest'ultima essendo a sua volta in crisi per il dilemma fra i sentimenti filiali e quelli che ha cominciato a nutrire per l'amante. Un guazzabuglio, reso più contorto dalla regia di Julio Medem di cui si vide anni fa a una mostra veneziana un film altrettanto scombinato, «Gli amanti del Circolo Polare». Parte dall'inserimento nella realtà delle invenzioni letterarie di Lorenzo ma, per rappresentarne il peso negativo della sua vita, le rimescola a tal segno tra gli snodi di quella da farle distinguere a fatica. Mentre, su un altro versante, con una azione che si svolge sei anni dopo, propone il disorientamento sentimentale e sessuale di Lucia andata a rifugiarsi su un'isoletta del Mediterraneo dove, inatteso si confronterà con un roseo lieto fine. Intoppi narrativi, contraddizioni stilistiche, una simbologia erotica goffamente enunciata (un faro, una buca), dei caratteri (quelli reali e quelli, forse, solo pensati dallo scrittore) affidati quasi sempre a psicologie difficilmente convincenti. Un solo marito, la presenza, nelle vesti di Lucia, di un'attrice spagnola emergente, Paz Vega, un viso bello e forte che non si dimentica. G. L. R.

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