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IL PERCORSO espositivo della mostra dedicata a Carlo Carrà si apre con la figura stessa dell'artista.

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Lo scopo della rassegna è di ripercorre sinteticamente l'opera del pittore piemonetese, attraverso una scelta di disegni e di dipinti che hanno come filo conduttore la sua stessa autobiografia. Gli artisti che lo hanno ritratto sono celebri nomi dell'arte pittorica, tra i quali spiccano Boccioni, Martinetti, Manzù (che ne ambienta la figura nello spazio, rappresentandolo in un momento di assorta riflessione) fino ad arrivare a Marino Marini, che si concentra sul suo volto intenso e segnato. La sequenza degli autoritratti viene suddivisa sostanzialmente in due tipologie ricorrenti, con lo scopo di rendere ancora più chiara l'evoluzione del suo fare artistico. Nella prima Carrà ritrae solo il suo volto, di cui indaga, con sguardo ravvicinato, l'espressione psicologica e i segni del passare del tempo. Rivelatori di tale riflessione sono, in particolare, due dipinti, presenti alla mostra, l' «Autoritratto» e «Testa d'uomo». Scriverà lo stesso Carrà: «In tanti anni il mio viso è stato modellato dai venti e dalle piogge che sono le grandi passioni delle stagioni». Nella seconda area tematica, il pittore riprende invece l'iconografia tradizionale dell'artista nell'atelier, che già aveva avuto una rinnovata diffusione negli anni del «ritorno all'ordine». Carrà si raffigura nello studio, col camice, il berretto da lavoro e gli strumenti della sua arte, concentrato sulla tela posta sul cavalletto. Simbolicamente l'immagine vuole ribadire anche visivamente il valore del mestiere e la propria assiduità alla realizzazione dell'opera. Carrà ha esordito nella produzione artistica con opere quali «Ritratto del padre» e «Ritratto d'uomo», che si inseriscono nel filone realista, venato di accenti simbolisti e pittorici.

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