«L'OMBRA DELL'AQUILA»
Lunga, avvolgente, capace di arrivare ovunque, di cambiare l'anima di chi stringe a sé. Per alcuni essa illumina, per altri nasconde, oscura, toglie luce all'altro e lo invade con la sua, come fa il demone con il corpo. È l'ombra della grande Aquila americana sotto la quale cresce l'americanismo e un sottobosco di malumori e sentimenti contrari. Mark Hertsgaard racconta odio e amore per la grande America visti in quindici Paesi diversi, di tre parti del globo (Asia, Medio Oriente, Europa), da maggio a novembre del 2001 (fin dopo l'attacco alle Torri gemelle). È un coro polifonico, dal quale l'autore ha estratto le voci di vivaci sostenitori, dei figli adottivi della mamma America, di cloni geneticamente modificati, fans fino al midollo e orfani ribelli che invece odiano gli States e cercano la loro vera madre (patria) che vorrebbero sola e indipendente. Il sottotitolo del libro rivela il retrogusto del viaggio: «Perché gli Stati Uniti sono così amati e così odiati?». Con la crisi irachena ancora calda la domanda è attualissima. La risposta che l'autore del libro mette insieme è meno esultante degli iracheni in piazza e più tollerante di chi incendia la bandiera a stelle e strisce nelle capitali islamiche. Ma è sicuramente schietta. «Se gli americani vogliono un sano rapporto con i sei miliardi di persone con cui condividono questo pianeta devono capire chi sono queste persone, come vivono, che cosa pensano e perché». Altrimenti rischiano di opprimere e di esercitare una forma di totalitarismo che passa dalla Coca Cola all'hamburger. Formando due schiere di cittadini: quelli domestici, che poco sanno di ciò che succede in casa propria, e quelli all'estero, anche quello lontano, ben informati. Lo spiega il ragazzo di un ristorante del Sudafrica. «Io sono felice di vivere qui e non negli Stati Uniti. Qualunque stupidaggine succeda lì la notizia fa il giro del mondo. Non è questione di risentirsi. In fondo abbiamo un vantaggio su di voi, perché noi conosciamo tutto di voi e voi non sapete nulla di noi». Hertsgaard, da giornalista free lance qual è, non se la prende con chi intervista. Né prima né dopo, né quando registra né quando scrive. E parte del libro la dedica per raccontare, da americano, quello che gli è capitato di vedere sotto le vesti del suo Paese. «Gli stranieri - dice - sarebbero forse più comprensivi se sapessero quanta poca informazione critica ricevono gli americani sulla politica estera del loro governo. La più grossa barzelletta politica è che in America abbiamo una stampa liberal». Morale: «Spero che questo libro consenta agli stranieri di comprendere meglio gli Stati Uniti e dia loro qualche strumento in più per vivere meglio all'ombra dell'aquila». Mark Hertsgaard, «L'ombra dell'aquila» Garzanti, 227 pagine, 14 euro