di RAFFAELLO UBOLDI DANIEL Kahneman, Premio Nobel 2002 per l'economia, per aver gettato ...
siate consapevoli della vostra personale tendenza a questa "overconfindence" quando fate dichiarazioni ai vostri clienti. Affermazioni forti possono attrarre clienti ma quando poi le cose andranno in modo diverso se la prenderanno con voi: rendete i vostri clienti consapevoli dell'incertezza insita in ogni decisione di investimento; non permettete che i vostri clienti proiettino in voi la loro "overconfindence". Se lasciate che questo avvenga creerete delle aspettative irrealistiche». E perché questa essendo la situazione la gente continua ad assumere rischi nell'investire? «Perché non sa di assumerli». Risultato? «Smetterla di pensare di poter battere il mercato». E l'esperienza passata? «Credo sia tempo di mettere alla porta la fiducia basata sugli esempi passati. C'è stata l'epoca in cui si sapeva che ci poteva essere un margine di errore, ma non lo si calcolava. Quando mai sarebbe stato pubblicato un libro di scienza che qua e là dicesse: "Non lo so"? Ma questo "non lo so", oggi è un termine col quale dobbiamo convivere. Bisogna mettere alla porta i commentatori a posteriori. La domanda deve essere invece: "Quanto sappiamo"? Fuori da questa domanda si cade in un pericoloso eccesso di certezza». C'entra l'attentato dell'11 settembre in questa nuova teoria del rischio? «In un esperimento condotto negli Stati Uniti negli anni Settanta si chiese a un campione di cittadini quanto fossero disposti a pagare per una polizza che coprisse ogni genere di rischio in previsione di un viaggio in Europa. A un altro campione si chiese invece quanto avrebbero pagato per una assicurazione in caso di morte nell'eventualità di un attacco terroristico. Ebbene gli intervistati risultarono disposti a pagare di più per la polizza che copriva il rischio terroristico rispetto a quella generale che copriva tutti i rischi. Significa che il timore era nell'aria anche prima dell'11 settembre, pur non essendo stato né teorizzato né razionalizzato».