di ONORATO BUCCI SOLO il senso profetico della Chiesa poteva far coincidere la fine delle ...
E se la prima sessione ha riflettuto sulle neuroscienze, la seconda ha meditato sui destini della democrazia e delle istituzioni. La terza sessione che si svolgerà questa mattina, verterà sul problema del rapporto tra la comunità internazionale e la pace. Cornice accorta, tutto questo, per dar vita al solenne Atto Accademico che si incentrerà sul documento giovanneo. Presieduto dal Cardinale Sodano, si avranno gli interventi di Andreotti, Renato Raffaele Martino, Savino Pezzotta, Pierferdinando Casini, Giorgio Napolitano. Concluderà i lavori Adriano Vincenti. Cosa resta a 40 dalla pubblicazione dell'Enciclica e cosa ha condotto la Santa Sede a riunire intorno ad un atto accademico, relatori così prestigiosi? Certamente la necessità di rispondere a tre interrogativi che Giovanni XXIII poneva ad introduzione del suo documento e che sono sembrati agli organizzatori dell'atto accademico ancora validi: quale modello di uomo dobbiamo concorrere a formare? Quale legittimità e legittimazione sussistono nella odierna società politica della democrazia ? Ed infine: quale cooperazione internazionale dobbiamo costruire ? Su queste domande che interpellano la comunità culturale, giuridica ed internazionale, si sono incontrati e confrontati oggi e continueranno a confrontarsi studiosi della dottrina sociale della Chiesa con chi ha "praticato" i valori della pace alla luce dei segni dei tempi. E tutti insieme riconosceranno come Giovanni XXIII fece progredire la tradizionale dottrina morale della Chiesa sulla collaborazione in iniziative che in armonia con l'insegnamento della Chiesa, portano allo sviluppo della convivenza pacifica degli uomini. Fu certamente Giovanni XXIII a spingere in avanti l'accoglienza del "diverso" religioso e culturale, ma sulla linea già indicata da Pio XII. Fu quel Pontefice, infatti, a riconoscere, con l'Enciclica Mystici Corporis (e fin dal 1943) che la grazia divina agisce anche al di fuori della Chiesa visibile e fu lui con l'Enciclica Evangeli Praecones (1951) a prescrivere il giudizio ostile precedente sulle religioni non cristiane, disconoscendone il presunto carattere diabolico ed esortando i missionari ad un incontro che favorisse una sintesi. Su quelle basi sorse la Pacem in terris.