di ENRICO CAVALLOTTI ALLE anime virginali dei poeti da sempre si configura l'Oriente come ...
Alla civiltà ed all'arte dell'Occidente, garbuglio di ragione e dubbio, quelle plaghe rimote appaiono un'incantagione dello spirito placato. Nel tumultuare del sentimento, là dove si credeva di cogliere la definitiva ansima dell'assoluto, l'età romantica piegava essa pure al mito fiabesco dell'Oriente: come a carezza ristoratrice. Era in vero null'altro che un vagare per la propria dimora, fra stanza colme di libri; ed era quell'Oriente piuttosto una maschera odorosa d'impossibili esotismi, approntata con cura gelosa dal trabocco di pathos, che in quel tempo romantico, si sa, seminava e raccoglieva plurimi frutti. E fra i supremi creatori romantici che hanno guardato ad un Oriente edificato per entro di sé è Robert Schumann, che delle tempeste della moderna civiltà occidentale è stato tra i primi e piú segnati sperimentatori. Ecco l'oratorio profano «Il Paradiso e la Peri» composto nell'anno 1843 su d'una novella in versi tradotta in tedesco dal modesto romanzo «Lalla Rookh» (1817) di Thomas Moore, e riproposto al Parco della Musica dal venerando Wofgang Sawallisch, sul podio dei Ceciliani. È una musica di vaste forme architettoniche, dall'impiego orchestrale e vocale solenne insieme ed arioso, essendo la mente e la mano del compositore volte ad un orizzonte da lui opinato fuori dell'adusato: il senso del meraviglioso: dell'attonito. Una leggenda imperscrutabile ed aerea, da cui è modellata la Peri, fata iraniana, genio dell'etere, la quale aspira a varcare i celesti portali dond'è stata allontanata per aver commesso un misterioso delitto. Lei vaga per plaghe barbaglianti d'enimmatici accidenti, ode sospiri di donne innamorate, scorge bambini che giuocano fra cespugli di rose rosse; ed al limine celeste tornerà infine recando le lacrime di un uomo redento dalla bontà: ed il Paradiso (di Allah) potrà ancora esser suo. Conscio della cifra stilistica dell'oratorio schumanniano, Sawallisch ha accentuata un'interpretazione di pacata dolcezza cui s'è sposato un appropriato e saggio gesto dal podio. Ottima prova del Coro istruito da Roberto Gabbiani e dei professori ceciliani mentre nel cast vocale s'è distinta per eleganza e morbidezza del porgere il mezzosoprano Sonia Ganassi.