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di GIAN LUIGI RONDI INCROCIO D'AMORE, di Yee Chin-Yen, con Chen Bo-Lin e Guey Lun-Mei, Taiwan, 2002.

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Due ragazze molto amiche fra loro, un ragazzo dedito soprattutto allo sport. Una delle due si innamora di lui e chiede all'amica di aiutarla, l'altra lo fa di malavoglia, frequentando però il ragazzo, lui invece si innamora di lei. Allora una rivelazione: la messaggera si sente attratta dall'amica anche se studia le proprie inclinazioni per capire bene se è o no omosessuale. La risposta, alla fine, non arriverà, ma ciascuno sarà riuscito a sentirsi in pace con sé stesso. Un intreccio dosato con levità. Yee Chin-Yen, il regista di Taiwan che lo ha scritto e poi lo ha svolto, ha tenuto quasi sempre in primo piano solo gli stati d'animo. C'è azione, a scuola, nelle case, sui campi sportivi e nella dinamica dei rapporti fra quei tre personaggi, ma si percepiscono soprattutto i sentimenti: prima in apparenza molto semplici, in cifre quasi di cronaca, poi via via - tra allusioni e rivelazioni - più complessi. Mentre le situazioni psicologiche attorno si evolvono con delicatezza meditata, lasciando che ne emanino soprattutto delle atmosfere, quando nitide e precise, quando sospese e rarefatte. Con l'abilità, narrativa e stilistica, di far trasparire, dal realismo, il lirismo: nei climi, negli effetti. Indicativa in questo senso la sequenza conclusiva, quando il ragazzo amato dall'altra, (ma indifferente a suo riguardo) si accompagna in bicicletta alla ragazza che si teme «diversa» e che forse, in lui, pacificandosi, ha trovato un appoggio. Niente parole, solo una musica dolce al pianoforte, chiusa però ad ogni patetismo. Come gli interpreti al centro: facce espressive ma composte.

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