Sul tiranno vince la malia di Shahrazàd Quel tipo strano dell'orafo di Bassora
E ci ritornano alla mente tutte quelle vicende amorose. Ci riappare vivida la storia di quella dolce principessina che astutamente — ma pur anco con sottili arti amatorie — a forza di tener desta l'attenzione di un feroce sovrano gli impedisce di proseguire nelle sue crudeltà. Come gli teneva desta l'attenzione? Ogni notte gli raccontava una novella, e in tal maniera il re crudele, interessato a un nuovo racconto o al seguito del precedente, rinunciava a una vecchia e feroce consuetudine: quella di avere ogni notte una nuova ragazza accanto a sé nel letto per ucciderla all'alba. Il re si chiamava Shahriyàr, e vedremo perché si comportava così tragicamente. A questo punto è invece necessario ricordare a chi lo abbia dimenticato il nome della fanciulla che compie un così grande miracolo. Essa non può chiamarsi che Shahrazàd! Il re non soltanto la ascoltava, ma si univa a lei, tanto da darle nel frattempo tre figli. Anche Bonaparte (non ancora Napoleone) cercava una sua Shahrazàd nella spedizione d'Egitto, ma dovette accontentarsi di una preda assai più banale, Pauline, una modista di Carcassonne che era arrivata fin lì essendosi travestita da soldato. Alcune fra le città che compaiono nelle Mille e una notte sono quelle di cui oggi sentiamo ripetere il nome ogni giorno tragicamente nei resoconti giornalistici e televisivi del conflitto iraniano, come Bassora e soprattutto come Baghdad. Città funeste oggi e non meno ieri, in qualche modo, anche se spesso luoghi di più varie vicende. Balzarono alla nostra attenzione nelle prime traduzioni in francese dall'arabo nel XIX secolo, ma già rendevano felici le genti orientali da ben cinquecento anni.