La capitale irachena: oggi i missili, nel Medioevo «Le mille e una notte»
Baghdad quando era una favola
Ma il Dio signore non si curava molto di loro per cui il re arabo Shahriyàr che era partito per un viaggio, tornando improvvisamente a casa per aver dimenticato un gioiello da regalare al fratello presso il quale stava per recarsi, ebbe l'amara sorpresa di cogliere la sposa tra le braccia di uno schiavo negro. Con l'animo in tumulto sguainò la spada e li uccise entrambi. Da allora la sua vita mutò, e forse in meglio poiché, a mo' di vendetta, non passava notte che non si unisse con una fanciulla diversa. Ma sempre vergine. Ormai non c'erano più donne nei dintorni, se non una bellissima: proprio Shahrazàd, figlia di un visir. Aveva divorato molti libri di fiabe e di storie varie, e ciò le servì assai in quanto poté riversare tutta la sua scienza letteraria tra le coltri accanto al feroce re, addolcendolo. Quanti secoli sono passati da allora! E, in verità, forse anche per questo, non sempre interamente si coglie il più profondo significato delle novelle che si srotolano lungo mille e una notte. Ma il leggerle ora è ugualmente piacevole. Probabilmente, per renderle più piacevoli ancora basterebbe leggerle in un bel letto, accanto all'amata, come ben facevano i protagonisti di allora nell'Oriente musulmano. La piacevolezza sta nel fatto che le storie sono alquanto soprannaturali soprattutto in una Baghdad più sognata che reale. Quella Baghdad che per noi oggi significa qualcosa di assai doloroso, la guerra, i bombardamenti, i kamikaze, il dittatore spietato. E come potrebbe essere un dittatore se non fosse crudele! Per questo motivo siamo con chi intende disarmarlo e voglia farlo con qualsiasi arma. Non andiamo tanto per il sottile poiché a soffrire non sono solo gli iracheni: il loro dittatore è un pericolo per tutti. Gente malvagia emerge anche dalle pagine delle Mille e una notte. Sono pagine di fiabe di una volta. Oggi la malvagità è reale. Non basta che io vi racconti la Storia del barbiere di Baghdad o quella dell'Orafo di Bàssora. È necessario che siate voi a leggerle. Riprendete nelle mani le Mille e una notte, quel libro delizioso e al tempo stesso un po' terrificante, come, in effetti si addice alle favole perché i ragazzi, nel leggerle, devono un po' tremare di paura. Chi non ha conosciuto la vicenda di Aladino e della lampada incantata? Tutti sanno chi sia Alì Babà. Ma in questi giorni è bene rinfrescarsi la memoria. Non è possibile che nella vostra biblioteca non abbiate i volumi delle Mille e una notte. Riprendeteli, e probabilmente la stessa guerra, miracolosamente, vi apparirà un po' meno fosca. Almeno al tavolino, con il televisore spento, quel démone dispensatore di tragedie vi lascerà un attimo respirare. Volerete con la fantasia come il Cavallo d'ebano e attraverserete l'Iraq, l'Egitto, la Persia, l'India. Ecco le storie più varie, quelle di un pescatore, quelle di un mercante, quelle di un facchino e di tante ragazze. E non volete sapere la Storia delle tre mele? Vi appare il Tigri, proprio uno dei fiumi di questa maledetta guerra iraniana. Purtroppo in questa storia non si parla soltanto di mele, ma, proprio come avviene in questo libro, ecco ci troviamo di fronte a una fanciulla tagliata a pezzi da un visir. È la violenza insita nelle fiabe. E il califfo, a quello spettacolo, piange e giura di vendicare la povera vittima: «Cane di un visir! Viene uccisa la gente, sotto il mio regno, e gettata in mare? Il sangue di costoro viene a gravare sulla mia coscienza, per Allàh! Certo io farò vendetta di questa fanciulla su chi l'ha uccisa, e lo ucciderò». Non apparteneva infatti lui alla stirpe dei vendicatori califfi Abbàsidi? La novella di Aladino: chi non la conosce! È una delle celebri nelle storie scritte in volgare egiziano. Essa comincia così, fantasticamente: «In una città della Cina viveva un povero sarto, che aveva un figlio di nome Aladino; era questi un mariolo scapestrato sin dall'infanzia». Ma non sapete leggerla da soli? O rileggerla?