Spaghetti-western in una Sicilia fuorilegge ma piena di umanità

In una Sicilia orientale senza tempo viene rappresentata la favola di Boe Tamburo, il più noto, il più violento e spietato pistolero della zona: su di lui pendono diversi mandati di cattura e nessuno riesce a tenergli testa. Ma anche Boe Tamburo ha il suo tallone d'Achille e si chiama Donna Bella, sua moglie, una splendida ragazza mediterranea, che rischia di rovinargli la vita, suscitando in lui continui sospetti e gelosie, al punto da fargli spuntare le corna. Sodaro, nel film figura un cast d'eccezione che vede insieme, tra gli altri, Luigi Burruano, Gigio Alberti, Francesco Sframeli e Raiz degli Almamegretta: come è nata questa scelta? «Tutto nasce dall'attaccamento alla mia terra e dalla mia passione per il genere western di Sergio Leone. Sentivo la necessità di realizzare una storia di passioni e tradimenti, secondo la tradizione siciliana che è ancora quella legata al codice d'onore. Alla trama si aggiungono poi i dialoghi, le fotografie calde e assolate, il lato tragi-comico: ma nessuna scena fa pensare alla Sicilia delle cartoline, ai soliti luoghi comuni, con gli stereotipi superficiali. Per questo, mi occorrevano delle facce straordinariamente espressive e dopo migliaia di provini la scelta è stata fatta. Raiz è, in particolare, un personaggio poliedrico che sa dominare il palco, con la musica ma anche con le parole e la recitazione». Quali sono gli aspetti che legano il suo western alla sicilianità? «Uomini veri, donne-femmine, lacrime, sangue e sudore, sono gli elementi tipici sia della cultura siciliana sia dello stile western. La Sicilia è ancora una terra incontaminata dalla pubblicità. Il Sud, sebbene sia spesso dominato dall'illegalità, è tuttavia abitato da esseri umani e non da cloni, in un mondo dove conta più la parola che la legge e a volte l'illegalità è solo un gioco, che però rischia di trasformarsi in tragedia». Il film è ricco di linguaggi e dialetti siciliani: ha pensato alla necessità di usare dei sottotitoli? «Credo che in alcune zone dell'Italia, come il nord e il nord-est, sarà indispensabile inserire i sottotitoli. D'altra parte, quella siciliana è una vera e propria lingua, con tanto di sintassi e non potrebbe che essere così in un'Italia dimenticata e invasa da un forte senso dell'onore, purtroppo ormai cancellato dalla gente civile e moderna. In certi luoghi della Sicilia non occorre fare troppe domande per capirsi, le persone parlano con gli sguardi e le storie sono già scritte: quando cominciano, proprio come nel mio film, vanno avanti da sole, fino alla parola fine».