Riscoprire i grandi autori - L'ingegnere che usava le parole contro il «pasticciaccio» della vita
Gadda, esorcista con la letteratura
Esemplarmente rappresentata dalla vicenda di un povero gatto, che Gadda ripesca dalle memorie giovanili. Anno 1912, Carlo Emilio è uno studente del milanese Politecnico, corso di laurea in ingegneria, in corpo tutta la voglia di conoscere e sperimentare che può avere un ventenne. Ebbene, «avendogli un dottore ebreo(...) dimostrato come pervenga un gatto (di qualunque doccia cadendo) ad arrivar sanissimo al suolo in sulle quattro zampe, che è una meravigliosa applicazione ginnica del teorema dell'impulso, egli precipitò più volte un bel gatto dal secondo piano della villa(...). E la povera bestiola, atterrando, gli diè infatti la desiderata conferma(...); ma, in quanto gatto, poco dopo morì, con occhi velati d'una irrevocabile tristezza, immalinconito da quell'oltraggio. Perché ogni oltraggio è morte («La cognizione del dolore»). La realtà è continuo oltraggio. La realtà è un continuo morire. E se, per dirla con Ungaretti, «la morte si sconta vivendo», la si può esorcizzare attraverso la letteratura. È grazie ad essa - ecco la grande scoperta di Gadda, ingegnere convertito alla letteratura - che possiamo scavare nella nostra condizione umana e renderci conto di quanto sia grottesca. Ora qual è la forma di scrittura che meglio può rendere il grottesco e l'abnorme, il caotico e l'assurdo? La scrittura barocca. E in che modo può farlo? Attraverso un «naturalismo espressionista» che attinge a tutti i linguaggi, accumulandoli e contrapponendoli in feconda contaminazione; che moltiplica i registri stilistici, di volta in volta facendosi raffinatissimo, minuzioso nel calligrafismo della descrizione compiaciuta, oppure ferocemente plebeo attraverso le espressioni più becere, i più insoliti gerghi; che si immerge in ogni possibile combinazione e scomposizione lessicale e sintattica per esasperare le immagini, utilizzando l'ironico e il caricaturale, il provocatorio e l'osceno, perché il «pastiche» sia completo. Col superiore controllo stilistico del Gran Burattinaio Gadda. Su tutto imperversa il contagio barocco: «Un violoncello è uno strumento barocco; un contrabbasso, meglio che andar di notte; un femore, con relativi condili, è un osso barocco; idem un bacino; il ghiandolone fegato è una polta barocca; il sedere del manichino femmina della grande sarta Arpàlice è un manichino barocco; la gobba del dromedario è barocca...»(«La cognizione del dolore»). Lo scrittore si impadronisce di quel che è natura e lo plasma a proprio piacimento: «A fare il letterato puro io non ci riesco. Io sono del parere di accogliere anche l'espressione impura (ma non meno vivida) della marmaglia, dei tecnici, dei ragionieri, dei notai, dei redattori di réclames... Altrimenti che cosa se ne fa di tutta la vita?»(da una lettera a Bonaventura Tecchi). Già, cosa se ne fa? È la domanda che inquietò Gadda sempre, e alla quale egli, per l'appunto, rispose scrivendo. In fondo, metteva sulla carta l'inquietante caos del reale per liberarsene e trovare un ordine alla sua vita. Fin dalla nascita 1983) quella di Gadda, milanese e borghese, è già un bel guazzabuglio: il cognome è di derivazione spagnola; nell'ascendenza paterna, c'è una parentela col Ripamonti, lo storico che fornì al Manzoni le fonti principali per i «Promessi Sposi»; il nonno materno è ungherese e funzionario degli Absburgo. Il padre è un piccolo industriale della seta; la madre è laureata in lettere e insegna nelle scuole magistrali. In più, quattro zie monache. Un bel quadro borghese e conservatore. L'immagine si incrina a causa di investimenti sbagliati da parte del padre e dei troppi soldi spesi per costruire una villa a Longone, in Brianza. Poi, la precoce scomparsa del genitore, la madre che ce la mette tutta nel far fronte alle disgrazie familiari, Carlo Emilio che comincia a sentirsi solo, perché lei non gli dà l'affetto di cui sente un gran bisogno. Ma, da bravo figliolo, le obbedisce: dopo la maturità classica si iscrive a Ingegneria. Tre anni ancora e il mondo è in guerra. Gadda ci va d