«MARCIA O CREPA»

500sono stati i caduti. Non solo. Gli italiani occupano il secondo posto nella graduatoria numerica, dopo l'etnia germanica. Nel 1939, il 40 per cento della «Légion Etrangère» era formato da italiani che nel 1946-50 figuravano nell'organico complessivo con 15mila uomini. Si badi alle date: molti antifascisti, dopo la vittoria di Franco nella guerra civile spagnola, affluirono nella Legione e molto fascisti della Rsi fecero altrettanto, dopo l'ultima avvenuta di Mussolini. Per quattro anni fu un legionario disciplinato e valoroso Giuseppe Bottai — travolto dalle ben note vicende politiche del 1943 — e volle provare forti emozioni o trovare, forse, ispirazione di tipo hemingueyano Curzio Malaparte. Queste ed altre «scoperte» si fanno, leggendo il documentatissimo libro di Nino Arena (corredato da un robusto testo fotografico), che si colloca a buon diritto tra le opere più esaurienti sul Corpo, istituito da Luigi Filippo. E i francesi? La presenza francese nella Legione — puntualizza l'autore — fu «discontinua, irregolare, bloccata da specifiche leggi, legata strettamente alle vicende politiche e militari della Francia». È innegabile, tuttavia, che il sangue versato dai legionari in una lunga serie di campagne oltremare (dal Messico, al tempo dell'Imperatore Massimiliano d'Austria, al Nord Africa, all'Africa Nera, al Medio Oriente, all'Indocina) e nei due conflitti mondiali, torna a maggior gloria dell'Armée e della «France Eternelle». Quando la Legione sfila sui Champs Elysées, il 14 luglio, palpitano i cuori di tutti i francesi. Non è vero, peraltro, secondo un abusato luogo comune, che la Legione è stata (ed è) soltanto un ricettacolo di rifiuti della società. Alla dura disciplina si è sempre aggiunto uno spiccato senso del dovere e anche un rigore morale. A Bir Hackeim, nella Marmarica, dove infuriò la battaglia nell'estate del 1942 (enfaticamente definita dai francesi la «Verdun del deserto»), i carristi italiani si trovarono alle prese con reparti della Legione che comprendevano anche antifascisti italiani. La stessa cosa accadde a El Alamein. Nino Arena, «Marcia o crepa» Albertelli Editore, 328 pagine 40 euro