Kupchan prevede la fine dell'Occidente e la decadenza dell'America
Europa-Usa, il vero scontro
Huntington, l'Occidente e l'Islam, ma gli Stati Uniti e l'Europa, la reazione degli intellettuali fu incredula. Ora che la guerra all'Iraq ha lasciato sul terreno diplomatico «vittime» illustri del mondo occidentale, dall'Onu alla Nato, passando per l'Europa, l'esercito degli scettici si è dissolto. In questi giorni non c'è specialista in relazioni internazionali che discuta di scenari futuri e di nuovo ordine mondiale senza aver prima compulsato il libro di Kupchan. È quello che abbiamo fatto anche noi, avendo come guida proprio l'autore. Kupchan, già consigliere dell'ex Presidente degli States, Bill Clinton, ora è docente all'Università di Georgetown, nonché senior fellow presso la sede di Washington del Council on Foreign Relations. «Prima o poi sarebbe accaduto. L'America e l'Europa avrebbero preso, comunque, strade diverse». Il professore esordisce nella conversazione in modo apodittico, riaffermando l'idea guida del suo saggio. «La guerra all'Iraq - prosegue - ha dato solo un'accelerazione a un processo di frizione presente da tempo. Sul fronte Ovest del mondo, sta accadendo una cosa molto simile a quella che la storia ha già conosciuto, quando Bisanzio si separò da Roma». Che fa, professore, si rifugia nel passato? «Macché. Se vogliamo capire che cosa il futuro prossimo ci riserva dobbiamo guardare in faccia la realtà. Oggi, al pari di Bizantini e Romani, americani ed europei hanno posizioni diverse sia sul terreno dei valori che su quello degli interessi. Essi seguono modelli sociali differenti. Gli americani rifiutano i vincoli tipici del sistema economico europeo, mentre gli europei non accettano l'eccesso di consumismo e la tendenza statunitense a sacrificare alcuni valori sociali in nome del guadagno materiale. Al di qua e al di là dell'Atlantico, ci sono idee opposte anche in un altro particolarissimo settore, vale a dire quello relativo alla concezione e all'esercizio del potere internazionale. Bisanzio abbandonò il suo antico garante, Roma, e così farà l'Europa con il suo "protettore", gli Stati Uniti d'America». Kupchan è convinto che la dominazione americana del sistema internazionale sia entrata, a dispetto delle apparenze, in una fase di grande declino e che, proprio a causa di ciò, la leadership targata Usa avrà sempre meno forza sul Vecchio Continente. «La sfida che si profila - spiega il professore - non sarà né con l'Islam né con la Cina, ma con l'Europa. È con quest'ultima, con la sua forza economica e con la sua futura forza politica che l'America dovrà fare i conti. Voglio solo ricordare che la produzione annuale dell'Unione europea è di circa ottomila miliardi di dollari, a un passo da quella statunitense che è di diecimila miliardi». Mentre ascoltiamo l'ex consigliere della Casa Bianca, nella nostra mente corrono veloci, come in un rapido flashback, tutti i passaggi che, nel corso degli ultimi mesi, hanno portato i Paesi europei «sull'orlo di una crisi di nervi». Si tratta di tensioni contingenti, legate al conflitto iracheno, o siamo di fronte a qualcosa di più profondo? Giriamo la domanda al nostro interlocutore. «Paesi come Gran Bretagna, Spagna, Italia - risponde - oggi più vicini agli Usa che alla Francia e alla Germania, scopriranno che il legame Atlantico è destinato ad allentarsi. Anche queste nazioni metteranno, alla fine, la loro forza politica e le loro risorse dentro l'Europa, perché non vi sarà altra scelta. L'Occidente come entità politica omogenea sarà un pallido ricordo». Sono parole scandite con nettezza quelle di Kupchan, quasiché vogliano preparare l'interlocutore ad affrontare un argomento ancora più delicato. Infatti,dopo una breve pausa, il professore sviluppa meglio il proprio pensiero. «Sono convinto - dice - che ricostruire l'Alleanza Atlantica, così come l'abbiamo conosciuta, sia impossibile. A mio avviso, è stato raggiunto il cosiddetto punto di non ritorno. Il disse