La regista Serreau: «La resurrezione sociale è tutta al femminile»
Questi e altri i temi che s'intrecciano nel film «Chaos», diretto da Coline Serreau, prodotto da Alain Sarde, distribuito da O1, interpretato - tra gli altri - da Vincent Lindon, Rachida Brakni, Catherine Frot e da stasera nei cinema. Madame Serreau, qual è l'idea principale del film? «Quello che ho voluto mettere in risalto è soprattutto la resurrezione, in questo caso di una donna, una prostituta considerata finita, morta, che invece rinasce grazie all'aiuto di un'altra donna, una signora borghese, Hélène, che lascia la famiglia pur di stare accanto a Malika. Grazie a questa scelta, anche Hélène in un certo senso rinasce a nuova vita. Questo è il caos, lo stato del mondo prima dell'organizzazione, la morte prima della nascita, la speranza che annuncia un cambiamento in meglio». Il racconto fa emergere anche due culture diverse, quella occidentale e quella dell'Islam, due realtà che proprio in questi giorni si scontrano brutalmente: vede un punto d'incontro tra queste due distanti civiltà? «Non significa essere razzisti se si dice che in Francia, come in altre parti del mondo, si fronteggiano due culture. Ma quello che descrive il mio film non è tanto l'Islam in sè, quanto l'oppressione delle donne, maltrattate dagli uomini della comunità islamica. La donna musulmana per sopravvivere deve riprodurre lo schema patriarcale, altrimenti è finita socialmente ed economicamente. Ma certe situazioni ormai non si sopportano più. Non sono un'ottimista nel senso messianico: non ci sarà nessun salvatore. Ma credo che l'umanità viva ad ondate: ora è un momento progressista, perché nonostante ci sia stata una presa di mano da parte di alcuni fascisti, cone Bush e Blair, sono sicura che si tratta di un periodo breve e le cose miglioreranno». Questo cambiamento sarà individuale o collettivo? «Tutte e due le cose: il destino dei miei personaggi è nello stresso tempo personale e collettivo. Talvolta i miei film vanno di pari passo con l'evoluzione della società, altre volte sono troppo avanti, ma non importa. Il mio obiettivo è riflettere sempre i progressi: sono una donna di spettacolo, però lo spettacolo deve comprendere pure una dimensione politica, altrimenti non m'interessa. In "Tre uomini e una culla" i tre protagonisti rappresentavano il mito del padre, del figlio e dell'amante e, quindi, l'evoluzione sociale degli uomini di oggi. In "Chaos", invece si vedono soprattutto donne, perché sono loro l'avvenire del mondo».