Cercansi grandi opere per le sale del nuovo museo MAXXI
Ieri la cerimonia con Urbani e Lunardi ma i fondi stanziati dal ministero dei Beni Culturali non sembrano adeguati
Oltre al MACRO, acronimo che indica il Museo d'Arte Contemporanea di Roma (nell'ex Birra Peroni), la capitale avrà entro il 2005 anche il MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, nell'ex-caserma Montello di Via Guido Reni 10. MACRO e MAXXI, nati dunque per lavorare alla grande (così almeno si spera) nel campo della creatività dei giorni nostri. E ieri, appunto, è stato battezzato con il suo nuovo nome quello che era il Centro Nazionale per le Arti Contemporanee del Flaminio ed è stato annunciato che i lavori di costruzione del museo progettato dall'architetto anglo-irachena Zaha Hadid sono stati già avviati dal 19 febbraio. Il ministro per i Beni e le Attività Culturali Giuliano Urbani e quello delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi, presenti ieri in Via Guido Reni, avrebbero anche dovuto mettere la prima pietra (una specie di "scrigno" beneaugurante con una lamina in bronzo disegnata da Ettore Sottsass) del nuovo museo ma vi hanno rinunciato per non creare un'occasione di festa proprio nel giorno in cui è scoppiata la guerra in Iraq. Lo stesso Urbani ha sottolineato che «non è il momento di celebrare quello spirito di universalità tipico invece della nascita di un grande museo». Ieri, negli spazi agibili del MAXXI, si sono anche inaugurate due esposizioni d'arte contemporanea: «Trasparente» e «Mostra ristretta». La prima presenta fotografie e video sul nord Europa di otto artisti scandinavi e dell'italiana Luisa Lambri. Ma il livello complessivo è molto deludente: che significa, ad esempio, fotografare le stanze arredate di appartamenti piccolo-borghesi, come fa Miriam Backstrom? Più interessante è invece la seconda mostra, che si fonda sulla collaborazione fra Ettore Sottsass, con ventiquattro ceramiche ed Enzo Cucchi, con otto tarsie e una pittura su canne che rappresenta uno scheletro visto di spalle. Pio Baldi, Direttore generale per l'Architettura e l'Arte contemporanee del ministero per i Beni Culturali, ha anche detto che il MAXXI raggrupperà due musei: uno destinato all'arte e l'altro all'architettura. Centro ideale di tutto l'edificio sarà la grande hall di accoglienza, intorno a cui ruoteranno i vari spazi commerciali, la caffetteria, i servizi didattici, i laboratori di conservazione e restauro, le sale per eventi dal vivo e per convegni, le gallerie per le esposizioni temporanee e per le collezioni di grafica e fotografia. E a maggio, finalmente, saranno esposte molte opere che costituiranno la collezione permanente del MAXXI. A dire il vero i fondi finanziati con la legge 237 del 1999, ossia 57 milioni di euro, basteranno a completare la parte principale del MAXXI ( più di 17.000 mq su un totale di 26.000) ma non a realizzare la biblioteca, alcuni parcheggi e altri spazi per i laboratori e la ricerca. Insomma, se non si troveranno altri soldi il MAXXI potrebbe anche diventare MINI! E proprio in questi giorni si alza l'accorata protesta di uno dei più importanti artisti italiani, Piero Dorazio, che prevede un museo costato molto ma povero di opere importanti. «Il ministero per i Beni culturali - ci dice infatti l'artista romano - ha stanziato pochi soldi per l'acquisto di opere d'arte contemporanea e non ha interpellato gli artisti italiani per formulare un progetto di acquisizioni veramente importante e non casuale, come sta avvenendo ora».