Top ten delle mostre, l'Italia vince
Per il secondo anno consecutivo una mostra italiana si colloca al primo posto. Nel 2001, al Colosseo, «Sangue e Arena» aveva totalizzato circa un milione e mezzo di visitatori. Quest'anno la palma è stata aggiudicata alla Galleria degli Uffizi con la mostra «Il mito d'Europa» che ha totalizzato circa 900 mila visitatori. Subito dopo si piazzano tre mostre organizzate da imprese private. La prima conferma il «fenomeno Treviso» con Monet che ha totalizzato oltre 400 mila visitatori. La seconda e la terza si sono tenute al Complesso del Vittoriano a Roma su Klimt e Cézanne totalizzando rispettivamente circa 300 mila visitatori e poco meno di 250 mila. Le prime strutture espositive di proprietà comunale sono state rispettivamente la Gamec a Bergamo («La Collezione Rau»), le Scuderie del Quirinale («Diamanti») con circa 150 mila visitatori e i Musei Capitolini («Tesori d'arte del barocco portoghese») con circa 140 mila visitatori, anche se non c'è stato un biglietto specifico per la mostra. Bene anche Verona, Milano, Ferrara, Venezia. Una piacevole conferma anche per la città di Torino che continua a mietere successi, con le iniziative di Palazzo Bricherasio e la Galleria d'Arte Moderna, dove le mostre hanno fatto sempre più di 50 mila visitatori con punte molto più alte. Deludente il Mezzogiorno e Napoli che entra nella classifica solo con il Museo di San Martino, dove la mostra su Micco Spadaro ha realizzato poco più di 40 mila visitatori. Quali considerazioni si possono fare con questi dati? Innanzitutto è evidente che, soprattutto se si considerano i risultati ottenuti anche in altri musei americani e inglesi, l'arte del novecento raccoglie un grande consenso presso i pubblici. L'arte moderna e contemporanea rappresenta una miniera straordinaria cui si può attingere ed i prestiti sono possibili e non presentano grandissimi problemi. Il fascino poi esercitato da alcuni grandi artisti sembra senza tramonto, almeno nel medio periodo. Ed è proprio in questo ambito che sembrano muoversi con particolare perizia gli imprenditori privati che organizzano mostre, spesso di notevole qualità. Infine si deve rilevare che la gran parte delle mostre si avvalgono di importanti sponsorizzazioni da parte di grandi gruppi industriali e bancari (e non solo), almeno in Italia. Questo vuol dire che il mercato delle sponsorizzazioni «tira» ancora molto e, più delle donazioni, rappresenta la forma che le imprese prediligono quando intervengono nell'arte. La conferma ci viene dalla pubblicazione dei dati relativi ai contributi che nel 2002 le imprese hanno dato ai beni culturali: solo 14 milioni di euro, cioè meno del 2001 (16,5 milioni di euro). Nonostante quindi i benefici fiscali le donazioni da imprese segnano il passo mandando deluse molte attese. Meccanismi ancora complessi, una congiuntura economica certo non favorevole, la mancata visibilità per il donatore sono fra le cause di questo sostanziale fallimento cui si dovrà porre riparo. Magari allargando le detrazioni fiscali alle persone fisiche.