Torna la musica nera I concerti jazz attirano più del rock
Dopo le evidenti influenze blues sulle canzoni vincenti a Sanremo
Lo dimostrano i numerosi concerti e festival organizzati nel nostro paese, più di duemila, che ogni anno vedono sui palcoscenici di teatri, arene o semplicemente piccoli clubs, alternarsi celebri o sconosciuti musicisti di tutto il mondo. Un boom inaspettato fino a pochi anni fa. Crisi del pop e del rock oppure grande interesse popolare per una musica che è stata la più importante e significativa del '900 e che in poco più di ottanta anni ha influenzato intere generazioni di musicisti e non solo? Probabilmente ambedue i fatti. Recentemente i grandi concerti rock hanno subito un notevole calo di spettatori. Si è visto invece come Umbria Jazz nelle due edizioni, quella invernale e quella estiva, abbia incrementato l'affluenza di pubblico. Cosi come il festival che ogni anno si svolge a Villa Celimontana. Nel 2001, sul Lago Maggiore, fra Stresa e Verbania, in sei giorni di festival, sono giunte sessantamila persone. I jazz clubs come l'Alexanderplatz o la Palma o il New Orleans Café di Roma, ogni sera fanno il tutto esaurito anche se ad esibirsi sono musicisti poco conosciuti. A Firenze la storica libreria Vallecchi nel quartiere di San Lorenzo ha inaugurato il Bizef dove si suona jazz ogni martedì e venerdi, mentre a Bologna, il giovedì al Marazzi e tutte le sere al Chet Baker Club, la programmazione è di tutto rispetto. A Milano, dove negli ultimi anni, si era perso lo smalto dei tempi andati, il proprietario del Blue Note di New York Danny Bensusan, ha aperto una succursale del suo celebre locale. La programmazione è da capogiro. Domani inizierà Chick Corea seguito da Branford Marsalis, Larry Coryell, Elvin Jones. Genova, città della Cultura 2004, aprirà le oltre cento manifestazioni che si svolgeranno nel corso dell'anno, con una grandiosa Esposizione Universale del Jazz che per dodici giorni, sino al 21 marzo 2004, vedrà il Porto Antico diventare il centro di attività artistiche, culturali e commerciali legate al jazz di ogni parte del mondo. Un vero e proprio meeting di importanza planetaria a cui parteciperanno centinaia fra musicisti ed operatori del settore. Nel corso dell'Esposizione oltre a concerti, dibattiti, conferenze, proiezioni di film, jam sessions, una parte consistente sarà dedicata, come è stato annunciato dal Comitato per Genova 2004, al business del jazz, con la partecipazione di case discografiche, case editrici, produttori di strumenti musicali e quant'altro. È questa la prima volta che viene organizzata una simile manifestazione a dimostrazione di come il jazz sia diventato una branca importantissima, non solo da un punto di vista artistico e culturale, ma anche commerciale, della musica. Ma non è in fermento solo il mondo del jazz. Anche quello della musica leggera sembra ormai attratto da una musica diversa con contenuti di maggior spessore. All'inizio, parliamo degli anni Sessanta, solo Iva Zanicchi e Fausto Leali dimostrarono per primi, la loro predisposizione per la musica nera. Ma errano casi isolati. Iva con «Cry to me», del 1964, che diventò, nella versione italiana, «Come ti vorrei», Fausto con «Hurt» che ne fece un hit con il titolo di «A chi». Ma non erano i brani a caratterizzare il loro stile, bensì la voce e il loro modo di cantare. Tutti e due amavano i grandi interpreti neri dell'epoca, da Ray Charles a Wilson Pickett, da Aretha Franklin a Lavern Baker, gli stessi che forse ancor oggi hanno influenzato i trionfatori dell'ultimo festival di Sanremo: la straordinaria Alessia Aquilani, cioè Alexia che ha inserito le blue notes nella sua canzone e Alex Britti, chitarrista ed ex sideman del bluesman Roberto Ciotti. Tutti e due questi cantanti hanno radici musicali comuni: il blues e la musica soul. Altro caso è invece il terzo classificato: Sergio Cammariere. Lui è un jazzman genuino. Pianista eccellente che prima di interpretare «Tutto quello che un uomo», ha suonato «These foolish things» accompagnato da alcuni fra i migliori musicisti italiani di jazz, il trom