Bardem racconta la disoccupazione
Protagonista del film «I lunedì al sole» - prodotto da Mediapro, distribuito da Lucky Red e da venerdì nei cinema - è l'attore Javier Bardem, per l'occasione volutamente ingrassato, nei panni di un diseredato ricco di sensibilità, orgoglio e speranze. Javier Bardem, come si è calato nel ruolo di un personaggio così sfortunato e nello stesso tempo tanto poetico? «Il merito è soprattutto di Leòn, che ha scritto una sceneggiatura emozionante - ha detto l'attore, ieri con il regista al cinema Sacher di Roma - Da quando ho ricevuto la nomination all'Oscar ho avuto molte offerte e soprattutto dagli Usa. Ma una volta letta la storia di Leòn non ho avuto dubbi. Mi è piaciuto subito il senso del realismo insito nel racconto: per le riprese, Fernando è andato proprio sul posto, in una cittadina del nord della Spagna, dove furono licenziati il 90 per cento degli operai che lavoravano nei cantieri navali. Il film è ambientato in un paese spagnolo, ma è una storia che appartiene al mondo e non ci sono riferimenti ad un governo specifico: il discorso politico resta in secondo piano rispetto alla vita di questi uomini, alla loro lotta per la sopravvivenza, fatta di giornate lente passate nei bar, tra fragilità, silenzi e ricordi. Conosco la disoccupazione e il suo dramma: l'ho vissuta io, in prima persona, e anche la mia famiglia. Il film mostra pure quanto la precarietà del lavoro influenzi la coppia: i ruoli tra uomo e donna si rovesciano, segnando la psicologia maschile». Come hanno reagito, in Spagna, pubblico e critica alla visione del film? «Le reazioni sono state molto positive. Però, durante la premiazione che il film ha ricevuto a San Sebastian, c'è stata una dichiarazione di registi e attori, compresi noi, che hanno detto no alla guerra. Questo ha creato un forte dissenso: molti hanno pensato che il cinema si fosse ideologizzato. Poi, le manifestazioni per la pace si sono moltiplicate, nel mondo come in Spagna, e tante critiche si sono placate. Eppure, quando ci sono state sabato scorso altre manifestazioni a favore della pace in diverse città spagnole, la televisione le ha ignorate, preferendo invece dare notizie sul Calcio: erano anni che i media non veniva tanto plagiati nel nostro Paese. Aznar dovrebbe ascoltare di più la voce del popolo ed essere più coerente nella sua politica». Qual è il sogno nel cassetto di un attore come lei? «Mi reputo molto fortunato, ma la fama e il denaro non mi hanno mai ossessionato. Vorrei sentirmi sempre orgoglioso, come oggi, per quello che faccio. Questo è senza dubbio il miglior film a cui abbia mai partecipato: non per il ruolo che ho svolto, ma per l'emozione che mi ha dato».