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QUAL è il rapporto fra elezioni e democrazia, e quali le ragioni di un consenso, nel caso di dissenso, ...

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Domenico Fisichella (nella foto), già ministro per i Beni Culturali e Ambientali, da due legislature vice-presidente del Senato, oltre che ordinario di Dottrina dello Stato e di Scienza della Politica nelle Università di Firenze e a La Sapienza di Roma, offre al dibattito un proprio originale contributo con due libri: «Politica e mutamento sociale» (Marco Edit. 350 pagine, 18 euro) ed «Elezioni e democrazia», (Il Mulino, 388 pagine, 22 euro). Due libri dove al rigore della ricerca scientifica si accompagna la passione laica di chi determinate vicende del passato le ha vissute sulle proprie spalle di cittadino, di studioso, di politico. Laica, dicevamo, perchè mai si abbandona al furore iconoclastico, lasciando al contrario che siano i fatti a parlare in proprio, a suggerire un giudizio con quale non si può che consentire. Se ci è consentito un consiglio alla classe politica è di considerare libri di questo genere - non i soli, ovviamente - alla stregua di breviari del bene operare nell'interesse comune, cioè quello del Paese. Perché è da questa precisa disanima della storia passata, come dell'essere e del divenire possibile del nostro presente e futuro, che ci si deve pur muovere per riformare quella democrazia italiana che rimane una importante conquista, ma al tempo stesso una conquista imperfetta. Il primo libro («Politica e mutamento sociale») è una sorta di lunga cavalcata nel formarsi e nel crescere della società moderna e contemporanea, dai suoi passi iniziali fino alle propaggini piu recenti che delineano, almeno in alcune parti del mondo, e qui in forme già esplicite, quella che si potrebbe chiamare una società post-industriale, un appuntamento d'obbligo al quale sarebbe imperdonabile mancare. Se vogliamo la storia di un'epoca, coi suoi dibattiti culturali, le sue dinamiche strutturali , le sue varianti e le sue costanti. Con l'intreccio fra politica, realtà sociale ed economia, tra quest'ultima e la dimensione tecnologica, tra idee e fatti. Le idee di riforma e i fatti concreti. Una storia atta a chiarire chi siano stati i protagonisti, e così gli ambienti in cui hanno operato, cooperando, entrando in conflitto, vincendo o perdendo, talora provvisoriamente, altre volte irreparabilmente. Con alcune illuminanti riflessioni per quel che concerne il nostro paese. Per citarne una là dove Fisichella affonda il bisturi della critica nel cosidetto compromesso storico, creduto da molti (lasciato o fatto credere) come l'ultimo atto e definitivo di una conversione del vecchio Pci al sistema democratico occidentale; laddove era visto in ben diverso modo in via delle Botteghe Oscure, e i fatti seguenti il crollo del Muro di Berlino lo avrebbero chiarito. Nient'altro che «una delle possibili forme politiche della lotta di classe», che pure esercitandosi in vesti non cruente, non rinunciava per questo all'obbiettivo di fondo di ogni buon partito comunista: l'edificazione, per la via del possibile, di una società socialista. Il secondo libro («Elezioni e democrazia», né va dimenticato il sottotitolo: «Un'analisi comparata») ripercorre le tante, e controverse vicende che in Italia hanno portato dal sistema proporzionale puro, a quello attuale; cioè al sistema uninominale con l'aggiunta di una percentuale di quota proporzionale. Una sorta di quadratura del cerchio, che non ha sanato, non fino in fondo, quel tanto di "anomalia" che contraddistingue il nostro paese, e alla quale siamo tenacemente affezzionati, quasi fosse una conquista (e non lo è, in ogni caso non sempre). Ma è stato poi davvero il sistema proporzionale puro la causa prima dell'instabilità politica italiana? O non occorre mettere nel conto, e addirittura con veste prioritaria, il vivere e il sopravvivere da noi di un partito «antisistema», e come tale destabilizzante, pronto a cogliere ogni occasione di frattura all'interno di una compagine ministeriale, a trasformare ogni corrente, frazione di partito, e uomini, in

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