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Le riflessioni di un liberale senza illusioni

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Politica e società, raccolti in un volume gli articoli firmati da Piero Ostellino

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Leggo, e mi sembra di sentire la tua voce. Ti rivedo con gli occhialini, e forse la tua barbetta nera di una volta avrà ora qualche filo bianco. L'avevo già letto questo libro perché hai raccolto in esso gran parte degli articoli che sei andato scrivendo sul tuo giornale negli ultimi quattro anni, ma tuttavia mi sono apparsi nuovi e assai più pregnanti. Hai voluto dare al libro lo stesso titolo della rubrica settimanale che tieni sul «Corriere». Ti mostri dubbioso, e invece hai le idee molto chiare tanto da menare scudisciate a destra e a sinistra da liberale che si richiama ai princìpi professati da Norberto Bobbio e da Alessandro Passerin d'Entrèves pur sviluppandoli e facendoli transitare attraverso il filtro della tua intelligenza. Tuttavia scrivi che «per un liberale la verità resta sempre all'orizzonte come un miraggio». E aggiungi: «Credo di essere troppo liberale per non pretendere di cambiare il mondo, ma credo anche di non essere abbastanza scettico per non ritenere che compito della Politica sia quello di limitare i danni dove ciò sia umanamente possibile e pur sapendo, sempre da liberale, che l'ordine, la perfezione non sono di questo mondo e che la loro ossessiva ricerca sono l'alibi di tutti gli spiriti illiberali e autoritari. La politica è in crisi. Ma i liberali non hanno alcun motivo di compiacersene». Sei un saggista, e in queste pagine ti definisci giornalista. E difatti ti spingi a dare una definizione del giornalismo, anzi dei giornalisti: «Non credo che ci sia giornalista italiano che non si sia sentito raccomandare almeno una volta nella vita l'aurea regola del giornalismo anglosassone: tenere separati i fatti dalle opinioni. In effetti, il giornalista che piegasse i fatti alle proprie opinioni sarebbe davvero un cattivo giornalista». Può essere vero: ma le nostre opinioni ci dominano, a nostra insaputa. Il tuo libro ha un sottotitolo esplicativo e illuminante: «Politica e società in Italia nelle riflessioni di un intellettuale scomodo». Lo hai scelto tu o Rosaria Carpinelli, il tuo gentile editore? O sei tu ad autoconsiderarti «scomodo»? Sarebbe interessante saperlo! Conosco bene Rosaria, e non mi meraviglierei affatto di una sua manciatina di pepe. Piero Ostellino «Il dubbio», Rizzoli 394 pagine, 17,50 euro

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