Addio a Murolo «voce e chitarra» di Napoli

Quello che Roberto Murolo ha dato alla canzone napoletana in oltre sessanta anni di attività non è cosa da poco. «Ha rappresentato quella che chiamo la Napoli signora, ovvero il lato più sofisticato di questo settore», ha detto Renzo Arbore, che gli è stato accanto nelle ultime ore. Nato il 23 gennaio del 1912 a Napoli, figlio del poeta Ernesto, il giovane Murolo, inizialmente diviso fra arte e sport (è stato provetto nuotatore e tuffatore) debutta professionalmente all'inizio degli anni Trenta, influenzato dai grandi interpreti napoletani tradizionali, dai grandi autori, poeti e intellettuali che frequentava il papà, ma anche dal vento americano, dallo swing e dalle nuove proposte che arrivavano dall'altra parte dell'Atlantico. Fu sua l'idea di creare il Quartetto Mida, un gruppo di amici con i quali cercava di ricreare gli impasti vocali dei mitici Mills Brothers (il nome Mida veniva dalle loro iniziali: Murolo, Amilcare Imperatrice, Enzo Diacova e Alberto Arcamone). Con loro girò il mondo ed ebbe successo ovunque. Si divisero nell'immediato dopoguerra, quando le singole esigenze presero strade diverse. Murolo continuò da solo, come cantante e chitarrista, showman e intrattenitore, garbato e musicalissimo. Fu lui ad introdurre il genere confidenziale: qualche brano, due chiacchiere con il pubblico, un aneddoto, una capacità di intrattenere fuori del comune. La sua pedana di lancio fu il Tragara Club di Capri, dove si faceva la fine per assistere alle sue esibizioni. Proprio lì, con il pubblico a ridosso del palco, in un clima caldo e amichevole, all'interno di una platea ricettiva, cosmopolita e disposta a svagarsi, Murolo creò il suo mito. Da Capri ai palcoscenici di tutto il mondo con il suo repertorio di classici e di brani nuovi, da «Anema e core» a «Munastero 'e Santa Chiara», da «Luna caprese» a «'O ciuccianello». La popolarità di cui gode negli anni Cinquanta - anche come autore, oltre che come interprete - è tale che appare in molti film nel ruolo di se stesso. La sua discografia è vastissima ma l'opera principale rimane «Napoletana», una monumentale raccolta di dodici album, fortunatamente ristampata anche in cd. Si tratta di tutte le più belle canzoni napoletane ordinate e interpretate in ordine cronologico, partendo dal 1200 ai nostri giorni. Raramente si ascoltano gorgheggi o arrangiamenti ribaldi: la magia è tutta nell'essenzialità di una voce e una chitarra, nella chiarezza della dizione e nello spirito originario della melodia. In questi ultimi anni Roberto Murolo ha duettato con numerosi artisti non partenopei, fra cui Gino Paoli, Mia Martini, Lucio Dalla (con cui realizzò un memorabile duetto in «Caruso»); ma anche con cantanti napoletani molto più giovani, fra cui Pino Daniele e Enzo Gragnaniello (di cui interpretò il notevole «Cu 'mme»). Intensa la sua collaborazione, anche televisiva, con Renzo Arbore. Da ricordare anche la sua partecipazione, in gara, al Festival di Sanremo del 1993 con il brano «L'Italia è bella». Un episodio che fece arricciare il naso ai puristi ma che in realtà colpì per il coraggio e la voglia di mettersi in gioco, stabilendo, fra l'altro, il record come il più anziano cantante in gara mai salito sul palco dell'Ariston: 81 anni! Murolo è stato senza ombra di dubbio l'ultimo grande cantore della canzone napoletana classica, quella che certamente verrà consegnata ai posteri. Con la purezza del suo stile e di un approccio vocale immacolato, il cantante napoletano ha attraversato l'intera vicenda della più straordinaria storia napoletana. Arrivato all'età di novant'anni, Murolo decise di annunciare il suo ritiro ufficiale con un nuovo disco, "Ho sognato di cantare", prodotto da Nando Coppetto per la Festa Edizioni. «Ho voluto questo titolo perché dice la verità - spiega il cantante - ho sempre sognato di poter vivere cantando. L'ho fatto per tutta la vita e non mi sono fatto mancare nulla». Un'affermazione così lunga nascondeva dei segreti tecnici. Quasi tutti i cantanti napoletani son