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«Io il nuovo Johnny Dorelli? No, preferisco fare il cattivo»

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«Ma vi pare possibile?» replica innocente, l'ex dottor Lele Martini del Medico in famiglia. «Martina potrebbe essere mia figlia. Non scherziamo, chè magari qualcuno ci crede anche!» In realtà, Scarpati e la Stella sono insieme solo per lavoro, entrambi nel cast di «Aggiungi un posto a tavola», la celebre commedia musicale firmata Garinei & Giovannini di cui Scarpati è il protagonista (nel ruolo di Don Silvestro, che fu di Johnny Dorelli nella prima versione della commedia) e che, dopo aver toccato con successo Napoli e Milano, dal 18 marzo arriva - o, meglio, torna - sul palco del Sistina, dove è nata nel 1974. «Per me, romano di Roma, l'emozione di entrare in questo teatro è intensissima - racconta Scarpati guardando la targa dedicata dal Sistina a Mario Riva, che lo inaugurò nel 1950 - La prima volta ci venni da piccolissimo, quando i miei mi portarono a vedere Rinaldo in campo con Domenico Modugno. Una commedia che adorai al punto da farmi regalare il disco. Anche se poi ci restai malissimo, scoprendo che nel disco c'erano solo le canzoni e non le parti, per così dire, "recitate" (sorride) che mi piacevano ancora di più. Dovevo capire già allora che, invece di un cantante-attore, sarei stato un attore-cantante». Il severissimo maestro Trovajoli, autore anche delle musiche di Aggiungi un posto a tavola, è notoriamente un incontentabile al punto che secondo lui perfino Frank Sinatra a volte canta male. Eppure Trovajoli ha detto che lei se l'è cavata benissimo. É vero? «Mi pare di non avere ecceduto né in bene nè in male. Sapevo anch'io della fama di Trovajoli, anzi a me avevano detto che era cattivissimo. Per questo non avendo mai cantato fino ad ora al momento del nostro primo incontro ero molto emozionato. Invece l'ho trovato cortese e disponibile. Credo sia perchè io con me stesso sono ancora più critico di quanto lui lo è con gli altri attori. Naturalmente però ogni paragone con Johnny Dorelli è improponibile perché io credo che ogni attore possa e debba interpretare i personaggi mettendosi qualcosa di se stesso. Se io sono Amleto è inutile che pensi alle migliaia di Amleti che sono andati in scena prima di me. È una cosa che non aiuta». In tv sei stato prima un medico e poi un prete (in Caro maestro, ndr). Al cinema, hai interpretato il coraggioso magistrato Livatino nel Giudice ragazzino. Ora, in teatro, sei un prete. Ma sei davvero così buono ? «Macchè. Io cerco continuamente un ruolo da cattivo, solo che non lo trovo - scherza Scarpati - In realtà, io penso semplicemente che per un buon attore sia necessario trovare sempre personaggi nuovi, ai quali dare qualcosa di più e di diverso dalle interpretazioni precedenti». Negli anni '50 e '60 la commedia musicale ha lanciato intere generazioni di attori, che poi si sono imposti al cinema od in tv. Perché con gli attori della tua età questo non è successo? «Io ho cominciato nel '77 ed all'epoca, in teatro, era in vigore una certa "gerarchia di generi" tra i quali il musical era uno dei meno apprezzati. Spocchia da intellettuali, mode culturali: errori considerati come verità assolute senza riflettere. E invece pensa che - proprio dopo aver conosciuto direttamente il musical - io ho inserito nel mio corso di recitazione il canto come materia d'insegnamento!» E dopo il Sistina? «Ci sono dei progetti, soprattutto cinematografici, che sto valutando con la solita attenzione a non farmi "ingabbiare" in nessun personaggio. Un pericolo che, ad esempio, con la tv bisogna affrontare spesso. Dopo che hai fatto tre o quattro serie nello stesso ruolo, magari con successo, cambiare diventa quasi impossibile. Un rischio, per non parlare delle rinunce economiche, che invece per me è uno stimolo. A fare meglio». D'accordo, sei un attore totale. Ma reciti anche in famiglia Con i figli interpreti il padre perfetto o severo? «Recitare con i propri figli è im

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