I capolavori del '600 splendono a Cosenza
Due mostre eccezionali con opere di notevole valore storico-artistico ma finora poco conosciute e finalmente studiate a fondo e addirittura alcune con nuove attribuzioni. Un gruppo fa parte di una collezione privata mentre l'altro gruppo di opere del Ministero per i Beni Culturali era in attesa di essere esposto nel nuovo spazio di Palazzo Arnone. Così si può visitare la mostra «Anteprima della Galleria Nazionale di Cosenza» fino al 31 agosto 2003. Ma parliamo anche di palazzo Arnone. Il grandioso immobile in via Gian Vincenzo Gravina fu edificato nel '500 da Bartolo Arnone di Rovito, regio questore della Provincia. Il Palazzo nel 1558 fu acquistato dal governo spagnolo per ospitare l'amministrazione della giustizia. Dopo varie vicende storico-architettoniche il palazzo, il più grande della città, è passato al Ministero per i Beni Culturali che ne sta ultimando il restauro. Sono esposti gioielli di «arte minore» come il «Reliquiario della vera Croce» dell'opificio normanno di Palermo in oro, smalto e pietre preziose o la «Madonna del Pilerio» sec. XIII tempera su tavola proveniente dal Duomo di Cosenza. Ma fa da mattatore, come ovvio, Mattia Preti (Taverna 1613 - La Valletta 1699) il più grande pittore della regione come giustamente scrive Rossella Vodret. Tra le opere di Mattia Preti è presente «San Sebastiano» olio su tela, 1688 circa, una variante dell'altro «San Sebastiano» conservato nel Museo di Capodimonte. L'altra mostra appartiene alla collezione Banca Carime «Capolavori del Seicento e del Settecento» fino al 15 agosto 2003. La collezione è composta da oltre sessanta tra dipinti e sculture che vanno dal Trecento al Novecento. Ma a causa degli spazi per ora limitati a Palazzo Arnone, si è deciso di esporre la sezione del Seicento e Settecento. Dell'artista Innocenzo Tacconi (1575-1625) è la S. Caterina d'Alessandria, olio su tela, del 1610 circa e importantissima testimonianza dello stesso contatto che l'artista ebbe con Annibale Carracci, suo maestro. Dall'iscrizione a destra del dipinto «Franciscus Angeloni» si comprende che il committente fu proprio questo personaggio, segretario del cardinale Aldobrandini. Eccezionale nella sua drammaticità è il «S. Francesco d'Assisi stimmatizzato» di Gerrit Honthoret detto Gherardo delle Notti (1575 - post 1625). Di Luca Giordano (1634-1705) «Agar e Iezaele» olio su tela 1688 circa. Per entrambe le mostre Cataloghi Silvana Editoriale curati dal soprintendente Rossella Vodret coadiuvata da valenti esperti.