evidente
Silvia Romano libera con il giubbotto turco. Cosa davvero non torna per Mentana
Il giubbotto antiproiettile turco indossato da Silvia Romano, la volontaria rapita 18 mesi fa in Kenya e liberata sabato scorso, ha sollevato molti dubbi sulla paternità dell’operazione. Anche Enrico Mentana, direttore del TGLa7, ha scritto su Instagram: “L'unico vero punto oscuro nella vicenda della liberazione di Silvia Romano è rappresentato da questa foto, lei raggiante subito dopo la consegna, con un giubbotto antiproiettile delle forze speciali turche. Abbiamo delegato l'operazione a Ankara?”. Visualizza questo post su Instagram L'unico vero punto oscuro nella vicenda della liberazione di Silvia Romano è rappresentato da questa foto, lei raggiante subito dopo la consegna, con un giubbotto antiproiettile delle forze speciali turche. Abbiamo delegato l'operazione a Ankara? Un post condiviso da Enrico Mentana (@enricomentana) in data: 11 Mag 2020 alle ore 9:49 PDT Un particolare notato anche da altri giornalisti ai quali l’Aise, l’intelligence italiana, ha risposto bollando la fotografia come fake news. Tuttavia il giornale online “Open”, fondato dallo stesso Mentana, precisa che le ipotesi sono due. Sul sito si legge che la Turchia “sul fronte interno, rivendica quella di Silvia Romano come una liberazione fatta esclusivamente da Ankara che poi avrebbe “consegnato” la ragazza all’Italia. (…). Le ipotesi che circolano negli ambienti dell’intelligence italiana, e su cui si stanno svolgendo approfondimenti, sono due: la prima è che la foto sia un fake, con alcuni particolari portati su un’altra immagine. La seconda è che il mediatore che ha partecipato alla liberazione di Silvia, nei pochi minuti prima della consegna agli agenti italiani o in ogni caso mentre gli italiani non erano presenti sulla scena, abbia messo uno “stretch” sul giubbetto e scattato la foto, per darla ai turchi in cambio di un ulteriore pagamento”. Per approfondire leggi anche: Silvia Romano convertita, il post su Auschwitz diventa un caso Sempre secondo “Open”, quello scatto sarebbe da valutare all’interno di una partita geopolitica di ampio respiro: “La Turchia sta usando questa liberazione sul fronte interno, per rivendicare il ruolo ancora importante con gli alleati occidentali (non dimentichiamo che è e resta membro della Nato). E vuole far circolare il messaggio anche in Africa, dove ha interessi crescenti. L’Italia ha accettato finora che l’alleato usasse anche la cooperazione nella liberazione di Silvia Romano per il proprio posizionamento, ma ovviamente rivendica che la regia della liberazione è stata di Roma, con un certo peso anche alla collaborazione somala. (…). Sul fronte delle relazioni internazionali, il riavvicinamento con l’Italia, da parte della Turchia, era iniziato da tempo: venerdì scorso, un bombardamento dell’ambasciata turca a Tripoli da parte di Haftar stava per uccidere il rappresentante diplomatico dell’Italia. La Turchia ha trasformato l’aeroporto di Tripoli in una sua base militare e l’Italia, che vuole ancora mantenere l’ambasciata e un ruolo di primo piano nel paese, anche dal punto di vista economico, ha bisogno di dialogare con Ankara. Questa partita è iniziata ben prima della liberazione di Silvia Romano e continuerà anche dopo”. Per approfondire leggi anche: Silvia Romano, giallo sul giubbotto turco. Ma per gli 007 italiani la foto è falsa