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Mascherine tricolori in piazza: "Stiamo fallendo tutti, fuori i soldi"

Grazia Maria Coletti
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Mascherine tricolori di nuovo in piazza: "Stiamo fallendo tutti, fuori i soldi per famiglie e imprese".  Il grido di famiglie e imprese da grandi città e piccoli centri alle porte di Roma come Civita Castellana o Pomezia e Ciampino che ha fatto sentire anche la forte presenza anche dell'Assocommercianti Ciampino del portavoce Carmen Pizzirusso: per il secondo sabato consecutivo tornano in piazza le Mascherine Tricolori a distanza di sicurezza ma ancora più determinate a sfidare il lockdown per chiedere con forza misure concrete a sostegno di lavoratori e famiglie e attività economiche. "Dopo l'azione che ci ha visti protagonisti in più di settanta piazze italiane - si legge nel comunicato diffuso dal movimento - siamo tornati in piazza contro chi evidentemente vuole milioni di disoccupati, di imprenditori falliti e di famiglie alla fame". "La situazione è drammatica - continua il comunicato - e non intendiamo rimanere in silenzio a vedere fallire le nostre attività o vedere sfrattate le nostre famiglie. Siamo lavoratori, imprenditori, madri, padri, partite IVA: tutte persone che stanno ancora aspettando le misure di aiuto promesse da più di due mesi dal Governo Conte". "Non abbiamo paura delle multe, stare in piazza è un diritto: non saranno repressioni e divieti a fermare la nostra voce”. "Il nostro obiettivo - conclude il comunicato -  è uno: combattere per difendere il futuro dell'Italia e delle nostre famiglie. Le mascherine che portiamo non sono un bavaglio ma un atto di accusa contro chi ha deciso colpevolmente di far fallire un'intera Nazione. Poi l'affondo. "La colpa dell'emergenza sanitaria non è dei cittadini, ma di una politica che in questi anni ha chiuso gli ospedali, ha ridotto i posti in terapia intensiva, ha distrutto la produzione nazionale. Quella stessa politica incapace che ora rischia di farci morire di fame. Dopo due mesi di quarantena ci sono ancora attività che non sanno se, come e quando riapriranno. A più di un mese dalla tanto sbandierata potenza di fuoco di Conte, la maggior parte degli italiani ancora non ha visto un euro! Quello che doveva essere il "decreto aprile" sta diventando il decreto di metà maggio. Alle imprese è stato detto "andate in banca e chiedete soldi in prestito, così ci potrete pagare le tasse!". La soluzione non è fare nuovi debiti, sempre che le banche concedano la grazia: noi pretendiamo che il governo metta sul piatto finanziamenti a fondo perduto erogati direttamente dallo Stato, come succede in Francia, in Germania o negli Stati Uniti". Le mascherine tricolori chiedono "una pace fiscale che duri almeno per tutto il 2020, sospendere gli adempimenti fiscali e bloccare tutte le cartelle di Equitalia. Qui c'è chi tra mancati ricavi e bollette rischia di non tirare più su la serranda, lo stop alle tasse è fondamentale. Così come è inaccettabile che, dopo mesi, milioni di lavoratori ancora aspettino i soldi della cassa integrazione in deroga". Aiuti alle famiglie solo a parole. "Dove sono poi i bonus per le famiglie o il fantomatico reddito di emergenza per i disoccupati? Possibile che centinaia di migliaia di lavoratori autonomi ancora siano in attesa del bonus Inps che doveva essere erogato il primo aprile? Di questo passo la povertà connessa alla crisi economica causerà molte più vittime dell'epidemia. Finora l'unica misura economica concreta di questo governo sono state le multe per chi ha osato manifestare il proprio dissenso". Il pugno duro contro il dissenso. "Le nostre proteste su tutto il territorio nazionale, così come quelle di commercianti e italiani disperati, sono state represse con grande velocità e severità. E così abbiamo scoperto che oltre la libertà di culto e di movimento, un altro diritto costituzionale è stato sospeso a colpi di Dpcm: quello di manifestare. Perché reprimere il dissenso se si rispettano le distanze, si indossa la mascherina e si rispettano le norme anti assembramento? A qualcuno non piace il fatto che ci siano italiani non disposti a chinare la testa?". La pretesa di un futuro certo. "Noi pretendiamo di sapere quale sarà il nostro futuro, se esiste un'idea di come dovrà essere impostata la ripresa economica, quali saranno le regole che permetteranno alle attività più a rischio, come bar o ristoranti, di poter continuare a vivere, quali soluzioni per un settore, come quello del turismo, che rischia di scomparire. Avete una strategia che non sia quella di chiedere ancora soldi in prestito all'Europa? Queste risposte vanno date adesso! Limitarsi a dire “state a casa e mantenete le distanze”, continuare a creare un modulo di autocertificazione diverso ogni tre giorni, reprimere chi osa ribellarsi, non è più accettabile". Non vogliamo fallire e non vogliamo il bavaglio. Voi avete deciso che l'Italia deve fallire, che l'Italia deve uscire in ginocchio da questa crisi. Qualcuno vuole milioni di disoccupati e milioni di imprenditori falliti, milioni di famiglie alla fame. Non lo consentiremo. La parola deve tornare al popolo, questo governo deve andare a casa! Nonostante la repressione e i divieti, noi manifesteremo. E' un nostro diritto, ma soprattutto è un nostro dovere. Ribellarsi oggi significa amare la nostra Nazione. Perché la mascherina non è un bavaglio".

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