INDENNIZZI ALLE IMPRESE
Rovinati dal coronavirus? "Paga Giuseppe Conte grazie all'articolo 2045"
Indennizzi per imprese e perché no, singoli cittadini a seguito del lockdown? E' una strada percorribile in punta di diritto. Lo spiega al Tempo l'avvocato Maria Grazia Masella, del Foro di Roma, che illustra l'iniziativa, di un "Comitato per famiglie ed imprese colpite dal lockdown". Di che si tratta, avvocato? «Di una decisione che abbiamo preso. Siamo quattro colleghi, e la conoscenza del diritto ci pone nella condizione di essere utili alla società. Perciò abbiamo costituito questo comitato, accessibile a chiunque. La consulenza legale sarà gratuita, ed è lo step iniziale, dove si analizza la situazione. Poi, se chi si rivolge a noi intende intraprendere un' azione legale, in quel caso verrà applicata la tariffa minima». Partiamo dall'inquadramento legale. Su cosa di basa la convinzione di poter chiedere un indennizzo da lockdown? «L'atto autoritativo di chiudere molte imprese ha portato gravi danni economici, e questo è indubbio. Senza stare a discutere se l'atto che ha imposto il lockdown, ossia il dpcm, sia legittimo o no, e secondo me non lo è, possiamo far riferimento all'articolo 2045 del codice civile». E cosa dice? «Che se si subisce un danno a causa di forza maggiore, si ha il diritto ad un indennizzo. Le faccio un esempio: se cade un ponte sul suo terreno agricolo, e lei non può coltivarlo fino alla rimessa in pristino di quel ponte, in base a quell'articolo lei ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato. Bene, con il lockdown si è verificato un po' lo stesso principio per molte imprese. Se si è in grado di dimostrare di aver subito una perdita di guadagno pari a "x", sarà quella la somma che si potrà richiedere». Peraltro, dimostrare di aver perduto un incasso non è cosa difficilissima, per esempio, per un negozio o un ristorante. «Esattamente. E' un principio di diritto molto semplice, questo, e non riguarda per niente le provvidenze che lo Stato vuole dare alle imprese. Piuttosto, riguarda il caso di forza maggiore». E il destinatario dell' azione legale chi è? «Il governo, nella persona del Presidente del Consiglio». Il dettato del 2045 potrebbe anche aprire la strada all'indennizzo pure per un danno psicologico subito? «Sì, però deve essere di una certa rilevanza e dimostrabile. Chiaramente non si può rivendicare se si prende un tranquillante prima di andare a dormire. Poi c' è anche un' altra cosa di cui questo comitato potrà occuparsi». Cioè? «Le multe relative alle famose autocertificazioni. Potremo svolgere tutela anche su questo punto». In che senso? «Mentre sulla questione dell' articolo 2045 non c'entra nulla se i Dpcm sono legittimi o no, sulle multe relative alle autocertificazioni, che a quanto mi risulta sono state moltissime, si parte dal presupposto che quei Dpcm sono del tutto illegittimi. Dunque le autocertificazioni non hanno valore di legge, e noi consigliamo di non firmarle per evitare di conferirglielo. E c' è fondato motivo per ritenere le multe impugnabili». In che senso non hanno valore? «Con i Dpcm si fa man bassa dei diritti delle persone. E' gravissimo. Qui non siamo di fronte ad uno stato di guerra dichiarato; non c'è il ricorso all'articolo 77 della Costituzione. In presenza di ciò, possono essere sospese le libertà delle persone». Però c'è stata un'emergenza sanitaria. «Vero, e in questo caso, la previsione di limitazione della libertà doveva passare attraverso il Parlamento, perché ha una riserva di legge assoluta. Questo è un punto importantissimo, su cui secondo me anche da parte dell' opposizione di centrodestra avrebbe dovuto esserci un grido d' allarme più forte su provvedimenti che non hanno né capo né coda. Qui non si tratta di Costituzione sospesa, ma molto peggio. Della Costituzione stata fatta "carta straccia", come se noi non ne avessimo una».