Rischi e benefici
Il sistema umanitario contro il coronavirus. L'esperto: "Sì all'attività sportiva ma senza esagerare"
L'equilibrio, si sa, non è sempre semplice da raggiungere. Così può capitare, in queste settimane di quarantena, di cadere in due atteggiamenti opposti: gettarsi in un'attività fisica quasi continua (a casa, con tapis roulant o attrezzi vari, o fuori, correndo per chilometri) oppure restare molte ore sul divano senza muovere un dito. Entrambi gli approcci sono sbagliati e rischiano di indebolire il sistema immunitario. Ecco perché, avverte Paride Tomei, preparatore atletico e fisioterapista, laurea in scienze motorie e master in Orthopedic manual therapy, bastano due-tre volte a settimana di attività. "Muovere il proprio corpo - premette Tomei - significa aiutarlo ad assecondarne i ritmi, avere conoscenza di se stessi - non solo a livello della fatica muscolare o della stabilità osteo-articolare - ma anche rispettarne i tessuti. Si dimentica spesso che dalla nostra capacità di espellere tossine e liberarcene efficacemente dipende il benessere degli organi interni". Ovviamente "la difficoltà di smaltimento delle tossine si lega alla natura di molti stati infiammatori". Ecco perché "praticare sport regolarmente ad una intensità adeguata alla capacità soggettiva di sopportare un carico esterno (in relazione all'età e al genere), riduce il rischio di contrarre virus respiratori ed aumenta in generale le difese immunitarie dell'organismo". L'avvertenza è chiara: "Improvvisarsi atleti può creare sbalzi improvvisi che possono determinare forti livelli di stress per l'organismo". Al contrario "programmare, pianificare, anche in funzione degli obiettivi sul medio e lungo termine, è il miglior modo di agire". Senza dimenticare che serve "una corretta idratazione tra un allenamento e un altro" e "un'alimentazione bilanciata per non provocare carenze vitaminiche". Consigli? "La scelta migliore è unire il lavoro di tipo aerobico (camminata a passo sostenuto, corsa, etc.) a quello di tipo anaerobico (pesi o esercizi contro resistenza con l'ausilio del peso corporeo). Sono molto indicate anche la meditazione, le arti marziali dolci (per la coordinazione) o gli esercizi posturali (pilates)". Non bisogna esagerare: "Il sistema immunitario, in conseguenza di esercizi prolungati e intensi, subisce delle alterazioni. Durante una singola sessione di allenamento, possiamo osservare cambiamenti nelle differenti classi di globuli bianchi. La concentrazione dei granulociti neutrofili aumenta negli allenamenti prolungati. Il numero dei linfociti B e T cresce durante l'esercizio, ma alla fine dell'allenamento, soprattutto se è stato ad alta intensità e superiore a un’ora, la concentrazione dei linfociti scende al di sotto dei valori iniziali. Oltre a questo, si indebolisce la capacità in difesa da parte di diverse popolazioni di linfociti, definita “Depressione immunitaria post esercizio”. Mentre se l'attività fisica è a bassa intensità ed inferiore ad un’ora, "le alterazioni saranno minori ed in questo caso lo stato dei linfociti nel sangue tornerà rapidamente ad una concentrazione simile a quella precedente allo sforzo fisico". Dunque l'esercizio fisico può avere "un effetto sia positivo che negativo sull'efficienza del sistema immunitario e può influenzare la vulnerabilità delle persone alle infezioni. Si è trovato un legame tra attività fisica regolare e riduzione di infezioni respiratorie. Mentre nel caso di inattività oppure eccessivo carico di lavoro si osserva un aumento del rischio di infezioni respiratorie". Con l'attività fisica moderata e costante migliorano gli aspetti immunologici, "vale a dire che la risposta dei linfociti diventa più efficiente contro gli agenti patogeni". Quindi fino ad una certa intensità e durata dell’attività fisica c'è un miglioramento della risposta immunitaria. Se invece si oltrepassa la soglia del carico ottimale, si verifica un indebolimento del sistema immunitario. Principi da tenere presente per evitare di eccedere con l'allenamento o, all'opposto, per evitarlo del tutto.