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Già caos totale sulle mascherine, in farmacia sì al market no. Altro che prezzi calmierati

mascherine coronavirus

Supermercati in rivolta: "Serve un'intesa anche per noi". Le promesse di Arcuri e Conte ancora non si vedono

Pietro De Leo
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L'epica delle mascherine chirurgiche va avanti e si aggiungono altre pagine dopo la fissazione del prezzo calmierato a 50 centesimi. Sulla questione Iva, ieri è intervenuto il Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri: "Esenteremo dall'Iva le cessioni per tutto il 2020 e a regime, dal primo gennaio 2021, ridurremo l'aliquota Iva al 5%". Ma comunque, il confronto sul prezzo calmierato il confronto va avanti. Partiamo dalla notizia buona e cioè che almeno, sul lato del fruitore finale, il governo ha ottenuto un plauso. Rosario Trefiletti, presidente del Centro Consumatori Italia, in una videointervista al giornale online "laNotifica.it", parlando del prezzo calmierato a 50 centesimi ha riconosciuto il "sollievo per i cittadini". Soltanto che l'accordo di tre giorni fa per il ristoro a quegli esercizi che avessero acquistati gli articoli ad un prezzo più alto riguarda, appunto, soltanto le farmacie. E dunque ieri ha protestato il comparto del commercio. Federdistribuzione e Acnd Conad, in una nota congiunta fanno notare che anche le imprese del loro comparto le hanno comprate a prezzo più alto, e dunque chiedono anche a loro venga applicato «lo stesso accordo che il governo ha stipulato con le farmacie e quindi assicurando la copertura dei costi sostenuti oltre i 50 centesimi». E anche di "poter accedere agli stessi fornitori con le medesime condizioni per le prossime forniture". In caso contrario, "le aziende della distribuzione moderna non saranno in grado di fornire questo prodotto ai clienti alle condizioni richieste". Nel settore, il gruppo Crai ha ritirato dagli scaffali i dispositivi chirurgici: "Ci rendiamo conto che ciò può generare un disservizio verso i clienti – recita una nota - e ne siamo particolarmente spiacenti, ma siamo nell'impossibilità di vendere le mascherine ad un prezzo inferiore al loro costo di acquisto". Un altro fronte aperto, insomma, su cui non mancano reazioni politiche. Da Forza Italia, eSestino Giacomoni citando proprio il caso Crai parla di «"ennesimo corto circuito", a conferma "che nel nostro Paese l'emergenza è organizzativa prima ancora che sanitaria ed economica". E aggiunge: "Ho chiesto al commissario Domenico Arcuri - afferma ancora Giacomoni - quello che tanti cittadini e commercianti si chiedono: dove si trovano le mascherine a 0.50 euro visto che le aziende dicono che a questo prezzo non sono in grado di produrle? O forse qualcuno vuole che vengano importate dalla Cina, magari senza marchio Ce?". Nell'audizione, Arcuri tocca vari punti "rassicuro completamente che l'obiettivo di calmierare il prezzo non è ostile rispetto ad attrezzare una filiera italiana e sostituire con essa i prodotti che siamo stati costretti ad importare". E poi sulle speculazioni dei prezzi: "Ho chiesto che vengano previste della sanzioni per chi, malgrado la norma, vende le mascherine ad un prezzo più alto", spiegando che "durante i primi giorni della crisi il prezzo delle mascherine, di 8 centesimi prima dell'emergenza, era arrivato almeno a 5 euro". Inoltre ha affrontato il tema degli acquisti precedenti alla fissazione del prezzo: "Stiamo ragionando per evitare che per questi pezzi di magazzino abbiano a rimetterci, definendo congiuntamente forme di ristoro: è giusto che non ci rimettano". Un intero comparto commerciale spera che questo gerundio non duri troppo. 

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