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Numero chiuso e al lavoro scaglionati. Dal 4 maggio Fase 2 con l'incognita dell'autocertificazione

La Fase 2 con le mascherine solo nei locali. Il Comitato scientifico preme ancora per una continuità nel controllo

Silvia Sfregola
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Il Def e il decreto Aprile bloccano il governo e viene rimandata la cabina di regia con le Regioni e gli enti locali. I governatori e i sindaci, convocati per le 12 di venerdì, vedono sfumare l'appuntamento con il passare delle ore. Prima il Consiglio dei ministri poi la riunione di maggioranza, alla fine i computer si spengono in attesa di una nuova convocazione. La riunione in videoconferenza dovrebbe tenersi al massimo domenica: sul tavolo le richieste da parte delle regioni di individuare le linee guida per le riaperture che, ormai sembra assodato, saranno più consistenti a partire dal 4 maggio. L'unico a spingere il Veneto, con il governatore Zaia che oggi è tornato a pressare: "Ormai siamo agli sgoccioli: si va nella direzione, io spero, di aprire tutto quello che si possa considerare apribile. Resto del pensiero che il lockdown da noi non esista più". Resta confermata anche per la Regione leghista la volontà di attenersi rispettosamente alle considerazioni della comunità scientifica, che in soldoni non ha alcuna intenzione di mollare la presa prima del 3 maggio. Per approfondire leggi anche: Zaia riapre e manda in tilt Conte Intanto a palazzo Chigi si lavora al nuovo Dpcm, che dovrebbe vedere la luce non prima della prossima settimana. Il premier Giuseppe Conte pero, prima di rivedere le regioni e gli enti locali, vuole sciogliere alcuni nodi con un nuovo confronto con la task force di Vittorio Colao. La squadra dell'ex ad di Vodafone sta infatti mettendo a punto un documento che non contempla, viene riferito, un allentamento di misure per i cittadini e il via libera di aziende e imprese, se non prima della data ufficiale di fine lockdown. Una cosa è certa qualora si dovesse avere una impennata dei contagi, dopo le ripartenze, sia Colao che il Comitato scientifico sono concordi sulla possibilità di un passo indietro e quindi su un ritorno a nuove restrizioni. Per questo si cerca di stringere il campo su quelli che sono i settori che indubbiamente hanno una possibilità di contagio molto alta. Tra quelle cerchiate in rosso, quindi più a rischio, le attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento. Punto di discussione, anche accesa, la questione dei trasporti e l'utilizzo dei mezzi pubblici su cui, viene spiegato, Colao più che rendere più stringenti le misure sui sul trasporto preferirebbe potenziare l'utilizzo di car sharing (rendendolo più economico e quindi alla portata di un maggior numero di lavoratori) oltre a modificare gli orari di lavoro per 'smorzare', il più possibile, gli orari di punta. Altro tema l'autocertificazione. Al vaglio la possibilità di usarla solo per i passaggi da regione a regione, mentre si sta valutando se renderla ancora obbligatoria per gli spostamenti tra comune e comune. Il Comitato scientifico preme per una continuità nel controllo, anche per evitare il liberi tutti, paventato soprattutto per il week-end del primo maggio, quando le gite fuori porta potrebbero diventare un problema, e in vista di giornate tipicamente estive che potrebbero portare gli italiani in spiaggia. Alleggerire le misure, anche se non di molto, potrebbe comunque trasformarsi in una sorta di terapia psicologica per i milioni di cittadini chiusi in casa da oltre 40 giorni. Passeggiate e jogging sì, in un raggio di azione anche più ampio dei 200 metri (si parla di 500), anche la visita a un familiare sarà possibile, sempre con i dispositivi protezione individuale e rispettando il distanziamento di un metro, ma solo per comprovati motivi e quindi per urgenza o necessità. Il 4 maggio saranno anche riaperti i negozi di abbigliamento e calzature (dopo quelli per bambini), anche qui con limitazioni e soprattutto sempre non lontani dalla propria abitazione. Per il 27 aprile resta invece possibile una timida ripartenza a livello nazionale, con la messa in moto delle aziende per la produzione di macchine agricole e una sorta di riapertura di spin off di attività che non hanno mai chiuso. La Lombardia, la più colpite della pandemia (solo oggi 166 morti e un aumento di contagi quasi inarrestabile a Milano) non si presta a fughe in avanti, ma dalla prossima settimana alzerà i battenti dei mercati all'aperto per sperimentare l'effettiva funzionalità delle regole di contenimento del virus, quindi il distanziamento sociale e l'utilizzo di mascherine e guanti per tutti. Un segno di speranza che però, sanno bene al Perillone, non segna lo scampato pericolo.

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