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Mascherine, turni spalmati, ingressi differenziati. Ecco il lavoro nella fase 2

Carlantonio Solimene

Il mondo delle imprese e i sindacati hanno siglato, con l'apporto del governo, il “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”. Si tratta dell'insieme delle regole che le aziende dovranno seguire per far ripartire la propria attività nei tempi che saranno poi ufficializzati dall'esecutivo. La mancata attuazione del Protocollo che non assicuri adeguati livelli di protezione - è chiarito - determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza. Inoltre, per quelle aziende che potessero tornare a funzionare ma solo a ranghi ridotti per motivi di sicurezza, è previsto il ricorso agli ammortizzatori sociali.  I punti cardine del protocollo sono quelli che erano stati già esplicitati nella sua prima stesura, a metà marzo: il massimo utilizzo di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza, l'incentivazione di ferie e congedi retribuiti, l'assunzione di protocolli di sicurezza anti-contagio e, laddove non fosse possibile rispettare la distanza interpersonale di un metro come principale misura di contenimento, l'adozione di strumenti di protezione individuale, l'incentivazione di operazioni di sanificazione nei luoghi di lavoro. Le aziende, poi, saranno tenute a informare i dipendenti e chiunque ne visiterà i locali dell’obbligo di rimanere al proprio domicilio in presenza di febbre (oltre 37.5°) o altri sintomi influenzali e di chiamare il proprio medico di famiglia e l’autorità sanitaria e di non poter fare ingresso o di poter permanere in azienda e di doverlo dichiarare tempestivamente laddove, anche successivamente all’ingresso, sussistano le condizioni di pericolo (sintomi di influenza, temperatura, provenienza da zone a rischio o contatto con persone positive al virus nei 14 giorni precedenti, etc).   Il personale, prima dell’accesso al luogo di lavoro potrà essere sottoposto al controllo della temperatura corporea. Se tale temperatura risulterà superiore ai 37,5°, non sarà consentito l’accesso ai luoghi di lavoro. L'ingresso sarà altresì precluso a chi, negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19 o provenga da zone a rischio secondo le indicazioni dell’OMS. L’ ingresso in azienda di lavoratori già risultati positivi all’infezione da COVID 19 dovrà essere preceduto da una preventiva comunicazione avente ad oggetto la certificazione medica da cui risulti la “avvenuta negativizzazione” del tampone.   Oltre a sanificare regolarmente ambienti e strumentazioni, l’azienda deve mettere a disposizione idonei mezzi detergenti per le mani. Qualora il lavoro imponga di lavorare a distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative è comunque necessario l’uso delle mascherine, e altri dispositivi di protezione (guanti, occhiali, tute, cuffie, camici, ecc…) conformi alle disposizioni delle autorità scientifiche e sanitarie. L’accesso agli spazi comuni, comprese le mense aziendali, le aree fumatori e gli spogliatoi è contingentato, con la previsione di una ventilazione continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta all’interno di tali spazi e con il mantenimento della distanza di sicurezza di 1 metro tra le persone che li occupano. L’articolazione del lavoro potrà essere ridefinita con orari differenziati che favoriscano il distanziamento sociale riducendo il numero di presenze in contemporanea nel luogo di lavoro e prevenendo assembramenti all’entrata e all’uscita con flessibilità di orari.   È essenziale evitare aggregazioni sociali anche in relazione agli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro e rientrare a casa (commuting), con particolare riferimento all’utilizzo del trasporto pubblico. Per tale motivo andrebbero incentivate forme di trasporto verso il luogo di lavoro con adeguato distanziamento fra i viaggiatori e favorendo l’uso del mezzo privato o di navette. Si favoriscono orari di ingresso/uscita scaglionati in modo da evitare il più possibile contatti nelle zone comuni (ingressi, spogliatoi, sala mensa). Dove è possibile, occorre dedicare una porta di entrata e una porta di uscita da questi locali e garantire la presenza di detergenti segnalati da apposite indicazioni.   Nel caso in cui una persona presente in azienda sviluppi febbre e sintomi di infezione respiratoria quali la tosse, lo deve dichiarare immediatamente all’ufficio del personale, si dovrà procedere al suo isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria e a quello degli altri presenti dai locali, l’azienda procede immediatamente ad avvertire le autorità sanitarie competenti e i numeri di emergenza per il COVID-19 forniti dalla Regione o dal Ministero della Salute. «Un accordo positivo, utile, che mantiene la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini la prima condizione per la ripresa dell’attività produttiva. Abbiamo fatto passi in avanti e ora dobbiamo dare gambe alla sicurezza dei lavoratori e alla ripresa produttiva». Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha commentato l’intesa raggiunta. «L’intesa - ha proseguito il leader della Cgil - verrà recepita in un dispositivo normativo. Questo ci consentirà di avere certezza ed esigibilità delle regole che abbiamo concordato».