parola di notaio
Giorgia Manzini: "Ma quale sconto fiscale, questo è solo un rinvio"
Giorgia Manzini è un notaio. Ed è anche una bella donna. Una combattente. In questa intervista a “Il Tempo” racconta la vita degli italiani, alle prese con la crisi, i mutui, le tasse, una fotografia del Belpaese scattata dal suo studio, a Reggio Emilia. La vita ai tempi del coronavirus. Anno 2020, mese di aprile. In Italia. Dottoressa Manzini, com’è fare il notaio ai tempi del coronavirus? «È gratificante e spaventoso. Gratificante non certo economicamente, ma per l'utilità di risolvere le urgenze della popolazione. Spaventoso, perché oltre al rischio sanitario, si tocca con mano il dramma di un'economia in coma. Da rianimare con vigore! Pensi che la nostra legge notarile del 1913 ci obbliga a restare aperti in caso di epidemia o malattie contagiose, pena la destituzione con infamia. In realtà, è stato un onore restare al servizio dei cittadini, fin dall’esordio dell’emergenza. Abbiamo attuato immediatamente le prescrizioni di contenimento del contagio: distanziamento delle persone, dispositivi di protezione, digitalizzazione del lavoro e della consulenza ai clienti. Smart working, gestione intelligente degli appuntamenti e grande attenzione durante i rogiti, che impongono la compresenza fisica del notaio e delle parti. È fattibile, diamo il via a tante aziende!». Per approfondire leggi anche: Coronavirus, a rischio 200 mila posti di lavoro Chi ha bisogno, e sono tanti gli italiani che ne hanno, di sospendere la rata del mutuo o di tutelare i suoi risparmi, che deve fare? «Deve districarsi nei meandri della burocrazia per dimostrare di avere i requisiti per la sospensione del pagamento della rata fino a 18 mesi: mutuo ‘prima casa’ non superiore a 250.000 euro, in ammortamento anche da meno di 1 anno, ma regolare, salvo ritardi nei pagamenti di non oltre 90 giorni consecutivi, con un indicatore ISEE entro i 30.000 euro. Nel frattempo, molte banche hanno addebitato le rate di aprile a lavoratori dipendenti, autonomi e liberi professionisti danneggiati dal lockdown. Ci si può avvalere anche di altre forme di sospensioni e moratorie dei finanziamenti: diventa importante la consulenza dei notai sulla decretazione di emergenza». Parliamo di fisco: ha concesso davvero una tregua agli italiani o li sta inseguendo, nonostante il virus e il blocco delle attività? «Il Decreto Liquidità ha previsto la sospensione dei versamenti tributari e contributivi (IVA, ritenute alla fonte sui redditi di lavoro dipendente e assimilati, contributi INPS e INAIL) in scadenza nei mesi di aprile e maggio. Ciò è consentito per imprese e professionisti con ricavi o compensi non superiori a 50 milioni di euro, a condizione che vi sia una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi di almeno il 33% nei mesi di marzo e aprile 2020 rispetto ai medesimi mesi dell’anno precedente. Stessa sospensione è concessa a chi ha intrapreso un'attività dopo il 31 marzo 2019. Per i settori particolarmente svantaggiati (imprese turistiche, ristoranti, bar) è ammessa la sospensione del versamento di aprile fino al 31 maggio indipendentemente dal calo di fatturato. Tali sospensioni non sono un regalo, ma un rinvio del pagamento al 30 giugno 2020. Resta l’obbligo di versare le altre ritenute alla fonte e altri tributi in scadenza». Secondo lei non sarebbe il caso di rinviare tutte le scadenze fiscali per gli italiani bloccati dal lockdown fino all’anno prossimo? «I versamenti sospesi dovranno essere effettuati in un’unica soluzione nel giugno 2020, o in 5 rate mensili a partire da giugno. È difficilmente immaginabile una situazione economica migliorativa in un intervallo di tempo così breve. Anche le misure introdotte per immettere liquidità non sono di rapida realizzazione: ipotizziamo allora una proroga facoltativa di questa scadenza. Ci sono settori che sono cresciuti in emergenza (alimentari, farmaceutica, elettronica): chi può paghi e puntiamo a riattivare la produzione di ricchezza in sicurezza, che comporta imposizione fiscale, a sostengo della spesa pubblica, dalla sanità alle istituzioni». Lei è sposata? «È stato inevitabile: ero molto richiesta! Vivo come tante donne il problema dei bambini a casa da istruire e intrattenere, delle incombenze domestiche senza aiuti, del lavoro a rischio di contagio, che impone una nuova routine igienica. Dopo la clausura invito tutti a gratificarsi: la voglia di vivere sarà di aiuto anche all'economia!». In famiglia la convivenza forzata h 24 crea scompensi, i divorzi e i testamenti stanno aumentando per colpa del virus? O no? «Le coppie in luna di miele coatta sono inasprite dall'isolamento prolungato. Le famiglie sono messe a dura prova in spazi ristretti, con figli da istruire on line e telelavoro. Ci si può unire in una assennata solidarietà o allontanarsi definitivamente. Riceviamo richieste di sistemazioni patrimoniali in vista di una separazione fra coniugi. In aumento anche i testamenti, non solo degli anziani: anche i giovani, di fronte alla caducità della vita pensano al dopo di noi. Con generosità verso il mondo. E col proposito di cogliere l'attimo, da oggi in poi». Per uscire serve l’autocertificazione: non sarebbe stato meglio affidarsi alla responsabilità degli italiani anziché punire, punire, punire? «L'autocertificazione è in sé un'assunzione di responsabilità, con risvolti penali per le dichiarazioni false. Sono stati sospesi diritti costituzionali fondamentali, per tutelare il diritto alla salute dell'individuo e della collettività. Cosa che accettiamo eccezionalmente e temporaneamente! Con casi paradossali di punizioni del singolo: il runner solitario inseguito dal drone, il sacerdote che celebra messa in una chiesa semivuota, l'anziano che compra il vino e non la pasta. Il diritto non è sospeso, vedremo che esito avranno le prevedibili impugnazioni. Si pensi che anche al notaio bisogna rilasciare un'autocertificazione, analoga a quella alle forze dell'ordine per gli spostamenti. Il cliente deve dichiarare di non essere in quarantena, di non essere risultato positivo al virus, di essere consapevole delle conseguenze penali delle dichiarazioni rese e la causa dell’urgenza di stipulare l’atto. Ci vuole pazienza oggi in Italia». Lei in Emilia-Romagna come sta vivendo la quarantena? «Con insofferenza. E preoccupazione per l'economia sospesa. Non mi faccio spaventare dai numeri dei contagi, che qui sono impressionanti. Anche nelle Rsa è stata una tragedia, taciuta ma reale. In Emilia, comunque, ci sentiamo rassicurati da una sanità che ha sempre funzionato e da un sistema di welfare che fa parte della nostra cultura. Abbiamo ricostruito con le nostre forze dopo il terremoto del 2012 e ci stiamo industriando anche questa volta per reagire alla crisi. Certo, raccolgo le istanze dei nostri imprenditori di poter riaprire le aziende al più presto, per realizzare fatturato e non perdere quote di mercato nelle esportazioni. E se non arriva denaro dai canali giusti, percepisco il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata nelle imprese in crisi di liquidità. Qui è già successo». Lei è una bella donna, dalla voce vivace: le chiedo, gli italiani potranno fare un po’ di vacanze questa estate o saranno costretti ad una clausura senza fine? «Certo che sì, con le cautele del caso. Il comparto del turismo è vitale per la nostra economia, e non può essere sorretto da misure di sostegno limitate e intempestive. La Romagna si sta attrezzando per recuperare la stagione estiva: le precauzioni anti-contagio ridurranno il fatturato, ma l'importante è riaccendere il motore economico. Cambieremo il modo di fare le vacanze, forse dovremo lavorare in agosto, nei fine settimana e di sera per evitare assembramenti, forse non avremo margini quest'anno. Ma come potremo, agevoleremo la nostra Italia!». Mandi un tweet a Conte, da notaio ad avvocato. «Nessun notaio nella task force per la ricostruzione? Organizzazione del lavoro ai tempi del virus e scelte strategiche di imprese in crisi di liquidità: chi meglio di noi?».