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Idrossiclorochina, ecco come il farmaco agisce contro il Covid-19

Il ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità Andrea Savarino

Davide Di Santo
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Idrossiclorochina come prevenzione del Coronavirus. Secondo la studiosa di farmacologia, Annalisa Chiusolo, un meccanismo (ancora non descritto) dell'azione di contrasto del farmaco con Covid19, sta nel fatto che idrossiclorochina impedisce al virus, il legame con la porfirina, e quindi  blocca la sua capacità di interferire con il trasporto dell'ossigeno (a livello di emoglobine), che poi porterebbe al quadro di infezione acuta respiratoria. "La sua interpretazione è molto interessante. Fra l'altro io incappai nella clorochina poiché da giovane lavoravo proprio sul ferro", spiega Andrea Savarino, ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità, e uno dei massimi esperti di idrossiclorochina a livello internazionale per le sue pubblicazioni in merito, ma anche perché fu lui a proporre l'uso dell'idrossiclorochina nel 2003, per contrastare Sars1.   Per approfondire leggi anche: Andrea Savarino: così l'idrossiclorochina previente il Covid-19 Ecco come agisce il Covid-19 e come interviene l'idrossiclorochina, spiega Annalisa Chiusolo che entra nei dettagli più tecnici del meccanismo. "L'idrossiclorochina è un farmaco attualmente in uso per il trattamento di milioni di casi nel mondo di malattie autoimmunitarie, come per esempio lupus e artrite reumatoide che ne giustificano un uso quotidiano di 200 mg pro die. Il farmaco per definizione è un veleno bisogna sempre valutarne il rapporto rischio/beneficio. Un recente studio (Chemrxiv) dimostra come il Covid-19 si lega alla porfirina inibendo il metabolismo dell'EME. L'eme costituisce il gruppo prostetico (cioè la parte non proteica) dell'emoglobina - e di altre cromoproteine respiratorie quali la mioglobina e i citocromi - alla quale conferisce il colore rosso e la possibilità di funzionare da trasportatore di ossigeno, elemento che si lega reversibilmente all'atomo di ferro presente nella molecola dell'eme". "Il gruppo eme è un complesso formato da un atomo di ferro bivalente e da una molecola di protoporfirina IX. L'emoglobina è costituita quindi da una porzione proteica chiamata globina ed un complesso ferro/porfirina chiamato appunto EME. La funzione dell'emoglobina nel sangue è quella di trasportare l'ossigeno ai tessuti. Il Coronavirus inibirebbe la sintesi dell'EME impedendo il legame tra il Ferro dell'emoglobina e l'ossigeno, portando al quadro di infezione respiratoria acuta tristemente noto Studi recenti dimostrano che l'ORF8 e la glicoproteina di superficie del Sars-Covid2 interverrebbero nel legame con la porfirina. Contemporaneamente le proteine orf1ab, ORF10 e ORF3a potrebbero inibire la sintesi del gruppo EME. Questo porta ad una riduzione dell'emoglobina capace di trasportare ossigeno con conseguente accumulo di anidride carbonica. Le cellule polmonari saranno il sito di quella cascata citochinica responsabile dell'infiammazione acuta che caratterizza la polmonite da Covid-19. L'idrossiclorochina, legandosi alla protoporfirina IX forma complessi stabili con il gruppo EME sottraendo così il substrato a ORF1ab ORF3a e ORF10, inibendo quindi il legame fra ORF8 e le glicoproteine di superficie alle porfirine, alleviando così, efficacemente, i sintomi di difficoltà respiratoria. Stesso meccanismo d'azione messo in atto contro il Plasmodio della malaria dove legandosi alla protoporfirina IX blocca l'azione dell'EME polimerasi. È ovvio che in quest'ottica rientra anche nello studio messo in atto sul meccanismo di profilassi contro l'infezione da Sars-Cov 2. Una risposta è arrivata dalla Cina a seguito della pubblicazione (sciencedirect) molto recente di risultati che mostrano l'attività in vitro della clorochina contro SARS-CoV-2. Sono stati riportati dati sull'efficacia di questo farmaco in pazienti con polmonite correlata alla SARS-CoV-2 (denominata COVID-19) a diversi livelli di gravità. A seguito dei risultati in vitro, sono stati avviati 20 studi clinici in diversi ospedali cinesi. I primi risultati ottenuti da più di 100 pazienti hanno mostrato la superiorità della clorochina rispetto al trattamento del gruppo di controllo in termini di riduzione dell'esacerbazione della polmonite, durata dei sintomi e ritardo della clearance virale, il tutto in assenza di gravi effetti collaterali. Questo ha portato la Cina a includere la clorochina nelle raccomandazioni riguardanti la prevenzione e il trattamento della polmonite COVID-19. I dati in vivo hanno dimostrato che la clorochina potrebbe ridurre la durata della degenza ospedaliera e migliorare l'evoluzione della polmonite COVID-19 in pazienti con forme lievi, moderate e gravi. L'attività dell'idrossiclorochina sui virus è la stessa di quella della clorochina poiché il meccanismo di azione di queste due molecole è identico, con il vantaggio di somministrare dosi più basse e minori effetti collaterali". Il ruolo dell'idrossiclorochina nella prevenzione e nel contrasto al Coronavirus è l'oggetto di uno studio pubblicato sulla rivista International Journal of Antimicrobial Agents, l'organo ufficiale della Società Internazionale di Chemioterapia Antimicrobica. iL'esperimento di profilassi di COVID-19 coinvolge persone esposte a individui positivi al coronavirus. Il 15 febbraio un'operatrice sanitaria risultava positiva a SARS-CoV-2. L'operatrice aveva girato liberamente per tutti i reparti dell'ospedale, dove prestava servizio. Non era possibile mettere in quarantena tutti quelli che erano venuti in contatto con l'operatrice, si sarebbe bloccata l'attività sanitaria. Il 25 febbraio anche un'altra persona risultava contagiata. Il giorno dopo, il 26 febbraio, è iniziato il primo esperimento di profilassi post-esposizione a base di idrossiclorochina (440 mg/die), per ben 211 persone, tra sanitari e pazienti. Dopo 10 giorni, nessuno risultava positivo al coronavirus. 

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