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La scuola non riapre. E settembre resta un'incognita

Silvia Sfregola
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Non c'è ancora l'ufficialità ma l'anno scolastico, ormai pare certo, si concluderà con classi e banchi vuoti. La ministra Lucia Azzolina è convinta che, vista la situazione epidemica ancora tutt'altro che risolta, sia pressoché impossibile riaprire le scuole a maggio. In Italia ci sono oltre 8 milioni di alunni e, nonostante il trend in calo dei contagi da Coronavirus e i pochissimi casi di malattia per gli under 18, riaprire prima dell'estate significherebbe rischiare una seconda ondata epidemica, forse peggiore della prima. In attesa dell'ufficialità della decisione, e mentre gli studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori si preparano all'esame di maturità, si fa un bilancio del primo mese di scuola 'fuori classe' e si pensa a settembre, con le mille incognite legate alla riapertura. Riguardo alle pagelle che arriveranno a fine quadrimestre, la ministra non ha dubbi sul fatto che "saranno vere", e ognuno avrà il voto che merita. Azzolina elogia la scuola a distanza in ogni sua forma, dal pc, allo smartphone e la tv, che ha permesso di proseguire almeno in parte la didattica e il rapporto tra insegnanti e studenti. Ma le prevedibili difficoltà della 'scuola senza scuola' emergono in modo evidente già dopo il primo mese e mezzo di sperimentazione forzata, che è caduta, da un giorno all'altro, su insegnati impreparati, non per loro colpa, a un lavoro tutto nuovo. A tutto ciò si aggiungono le difficoltà di un Paese nel quale, secondo i dati dell'Istat, il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni non ha un computer o un tablet a casa, e la quota raggiunge quasi il 20% nel Mezzogiorno, pari a 470 mila alunni. Solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per ogni componente e il dato rende bene l'idea di quanto possa esser difficile assicurare la fruizione di una 'lezione su pc' nelle case in cui ci siano più ragazzi, o genitori in 'lavoro agile'. Proprio pensando a questi numeri la Flc Cgil lancia un manifesto per una didattica a distanza letta e vissuta come strumento 'di emergenza' e, in attesa di tornare in classe, chiede di concentrarsi, più che sui programmi sulla "selettività e la dispersione scolastica": i maggiori pericoli per la scuola dell'era Covid.

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