salute e sicurezza
Riattivare cure e screening, l'appello per i malati oncologici
Riattivare gli screening oncologici entro due mesi, riprendere le cure attive, e una survey sui trattamenti chirurgici. Un milione e 190mila pazienti colpiti da tumore in Italia sono in trattamento attivo, cioè devono essere sottoposti con regolarità a chemioterapia, radioterapia, immunoterapia e a terapie mirate. Per questi malati è fondamentale seguire le cure in ospedale in totale sicurezza, senza esporsi al rischio di contagio da Covid-19. Ed è necessario identificare, all’interno delle strutture, percorsi e spazi a loro dedicati, dove accedere nuovamente ai protocolli sospesi per l’emergenza. Ancora: tutti gli operatori sanitari che interagiscono con i pazienti oncologici dovrebbero essere anzitutto istruiti sulle misure di distanziamento sociale e di prevenzione dell’infezione. È l’appello lanciato da Fondazione Insieme contro il Cancro che stamane, in una conferenza stampa virtuale, ha chiesto alle istituzioni di adottare quanto prima provvedimenti per consentire la ripresa regolare dell’attività di assistenza oncologica. “L’allerta Coronavirus ha costretto a rinviare le visite di controllo, le terapie anticancro non urgenti e gli screening – ha spiegato Francesco Cognetti, Presidente Fondazione Insieme contro il Cancro e Direttore Oncologia Medica Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma - e sono stati rimandati o dilazionati i trattamenti nei pazienti fragili che avevano poche possibilità di giovarsi della chemioterapia. Sono stati posticipati anche gli interventi chirurgici più complessi, perché le terapie intensive erano impegnate nell’assistenza dei malati gravi contagiati dal Covid”. Non solo. “Dall’inizio della pandemia, circa il 20% dei pazienti oncologici, che avrebbe dovuto essere sottoposto a trattamenti utili, non si è presentato in ospedale”, ha reso noto Cognetti. E allora – ora che la situazione sta lentamente volgendo alla normalità - i pazienti colpiti da cancro devono tornare quanto prima a curarsi, “perché il ritardo nell’adesione alle terapie può determinare un avanzamento della malattia”. Sul piatto della bilancia c’è in ballo la vanificazione degli sforzi sanitari attuati. Nel momento dell’esplosione della pandemia, nel nostro Paese, infatti, le performance legate a questa tipologia di pazienti tratteggiavano un quadro di rilievo. Il 60% di essi è senza segni di malattia a 5 anni dalla diagnosi, percentuale che supera il 90% in alcune neoplasie molto frequenti. “Nel contesto di debolezza del nostro sistema sanitario, siamo comunque riusciti a dare una risposta eccezionale all’emergenza in corso”, ha rilevato il professor Walter Ricciardi, Membro del Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), presidente del ‘Mission Board for Cancer’ dell’Unione Europea e consigliere del Ministero della Salute per l’emergenza Covid-19. “È arrivato il momento – ha proseguito Ricciardi - di avviare una campagna di tamponamento più mirata, sia nei confronti dei pazienti, cioè eseguendo i tamponi nel momento in cui emerge una sintomatologia, anche lieve, e poi tracciandoli, ma anche e soprattutto nei confronti del personale sanitario in prima linea”.