Lo stalker di Giorgia Meloni va rinchiuso, la perizia del tribunale
Presenta una capacità di intendere e di volere “grandemente scemata”. È verosimilmente affetto da un disturbo delirante. Ed è pericoloso. Per questo motivo Raffaele Nugnes dovrebbe essere sorvegliato in una Rems, una struttura che si occupi di lui mettendo anche al sicuro la vittima, la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. A specificare il quadro clinico dell'uomo, originario di Caserta e a processo per stalking, è il professor Andrea Baldi, il perito nominato dal Tribunale di Roma: dovrebbe presentare le sue conclusioni nell'udienza del 21 aprile prossimo, sempre se l'emergenza sanitaria non comporti nuovi rinvii del processo. Leggi anche: Giorgia Meloni in tribunale per lo stalker: ho paura per mia figlia, non dormo più L'indagato ha scritto messaggi minacciosi e diffamatori via Facebook e manifesta un comportamento pericoloso, dice il dottore, già direttore del dipartimento di salute mentale dell'Asl Rm3 e presidente della Società Italiana di Psichiatria della Regione Lazio. Nugnes è stato arrestato dalla Digos lo scorso 31 luglio e da allora si trova agli arresti domiciliari. L'uomo in precedenza è stato raggiunto anche da un foglio di via obbligatorio con divieto di ritorno per due anni nella provincia di Roma, su provvedimento del Questore: era intenzionato a scoprire dove abitasse la parlamentare. Nugnez avrebbe sostenuto che la figlia della Meloni in realtà sarebbe sua figlia. E poi avrebbe inviato messaggi video di minacce anche alla sorella della politica. "Io questo uomo non l'ho mai visto né conosciuto - ha raccontato Giorgia Meloni ai giudici nell'udienza del 29 gennaio scorso - Ma il mio modo di vivere è ovviamente cambiato. Se questa persona pubblica un messaggio di questo tenore 'hai tempo tre giorni per venire dove sai, se non vieni sai cosa succede, vengo a Garbatella...', voi capirete bene il mio stato d'animo. Io non mi sono mai accorta di aver ricevuto quei messaggi. Lui li pubblicava solo sulla sua pagina Fb". E Ancora: “Ho paura per mia figlia che ha appena 3 anni. La notte non dormo per questa vicenda, per le minacce che quest'uomo mi ha rivolto via Facebook. Lui sosteneva che gliel'ho strappata, che la bambina era sua, che prima o poi sarebbe venuto a riprendersela a Roma". "Io vivo spesso fuori casa e il mio stato d'ansia è enormemente cresciuto perché ho dovuto prendere particolari cautele. Non bastava più la baby sitter per controllare mia figlia", ha continuato la Meloni spiegando di aver appreso “dei messaggi minatori solo quando, più o meno in contemporanea sono stata allertata dalla Digos e da mia sorella: Le era arrivato un video intimidatorio riconducibile all'imputato".