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Inps, caos bonus 600 euro: "Un'ora per una domanda". Giallo hacker, indaga il Garante della privacy

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Davide Di Santo
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Il sito dell'Inps è tornato a funzionare, a rilento e solo per i servizi contingentati come il bonus da 600 euro. Molti sono ancora i disservizi segnalati dagli utenti professionali come commercialisti, patronati e consulenti del lavoro che hanno avuto acceso alla piattaforma dalle 8 alle 16, per poi lasciare spazio ai cittadini.  Le domande, secondo quanto trapela dall'Inps, sono già un milione e mezzo, un milione in più rispetto a quelle conteggiate ieri, giornata di caos e proteste con il sito a lungo inaccessibile per i gravi problemi alla sicurezza dei dati degli utenti.  Per approfondire leggi anche: Da Mark Caltagirone a Toninelli, l'ironia del web sul sito Inps "Oggi è andata meglio, ma peggio di ieri era praticamente impossibile. Ma di certo non siamo ancora al funzionamento ideale che si deve avere, a volte serve anche un'ora per caricare una domanda. Pensi che noi finora abbiamo raccolto più di 100mila domande ma ne abbiamo caricato sul sito qualche migliaia", ha spiegato a Adnkronos/Labitalia il presidente del patronato Inas Cisl, Gigi Petteni. "C'è ancora troppa distanza tra la quota di domande che raccogliamo e quella che è la capacità di ricezione dell'Istituto, mentre ne carichiamo una nel frattempo ne abbiamo raccolto altre 50", sottolinea amaro Petteni che avverte come "noi patronati vogliamo solo essere messi in condizione di potere operare al meglio. Offriamo un servizio totalmente gratuito, siamo pronti a lavorare giorno e notte, ma non in queste condizioni", conclude. Intanto a seguito delle numerose segnalazioni pervenute e della notifica di data breach, ovvero il rilascio di informazioni riservate, "effettuata dall'Inps in relazione alla violazione di dati personali che ha riguardato il suo sito istituzionale, il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un'istruttoria allo scopo di effettuare opportune verifiche e valutare l'adeguatezza delle contromisure adottate dall'Ente e gli interventi necessari a tutelare i diritti e le libertà degli interessati". È quanto si legge in una nota. Al fine "di non amplificare i rischi per le persone i cui dati personali sono stati coinvolti nel data breach e non incorrere in possibili illeciti, l'Autorità richiama l'attenzione sulla assoluta necessità che chiunque sia venuto a conoscenza di dati personali altrui non li utilizzi ed eviti di comunicarli a terzi o diffonderli, ad esempio sui canali social, rivolgendosi piuttosto allo stesso Garante per segnalare eventuali aspetti rilevanti". Il giallo dell'"attacco hacker" infiamma il dibattito politico. "In un'azienda privata se salta il sito e vengono diffusi dati sensibili, qualcuno si dimette. Solo in Italia nel pubblico non si dimette mai nessuno per chiedere scusa di quello che è successo. In un Paese normale, a bocce ferme, se accadono disastri, qualcuno ne dovrebbe pagare le conseguenze e dimettersi", dichiara lil  segretario della Lega Matteo Salvini in diretta su Facebook che chiede la testa di Pasquale Tridico dopo il caos sul sito dell'Inps. "Se come sembra il blocco della piattaforma digitale dell'Inps non sia dovuto ad un attacco hacker ma solo ad una macroscopica inefficienza, credo che qualcuno debba spiegare perché abbia diffuso in modo improprio un allarme hacker di così tale ampiezza, coinvolgendo il Copasir e quindi il Dis, su un aspetto così sensibile e importante. È irresponsabile averlo fatto tanto più che gran parte degli esperti aveva subito escluso questa possibilità", denuncia il senatore di Fratelli d'Italia, Adolfo Urso, vicepresidente del Copasir. "Sarebbe ancor più grave che questa fake news fosse stata deliberatamente alimentata solo quale paravento di una palese inefficienza del sistema e di chi avrebbe dovuto programmare il servizio a cui l'Inps era stato in tempo delegato. Chiunque l'abbia fatto dovrà stavolta assumersi le proprie gravi responsabilità", conclude il senatore Urso.

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