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Coronavirus, il virologo Andrea Crisanti: servono almeno quattro mesi per vincere l'epidemia

Massimiliano Lenzi
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A che punto è la nostra guerra al coronavirus? Quando potremo uscire dalle case dove siamo confinati? Lo abbiamo chiesto al professor Andrea Crisanti, virologo, Direttore dell'Unità complessa diagnostica di Microbiologia a Padova. Un'intervista che comincia da una domanda che molti italiani in queste ore si stanno facendo: quando potrà riaprire il Paese? «Senta, guardi - risponde Crisanti - non si può dare una data ma bisogna prepararci per quella data». Professore, ma prepararci cosa significa? «Vuol dire che se aspettiamo che l'epidemia sia completamente scomparsa e che non ci siano più casi qui si tratta di aspettare almeno altri quattro mesi, se tutto va bene. È chiaro che l'italiano non può permettersi questa cosa qua. Quindi bisogna identificare e capire quale sia il rischio accettabile e come mitigare questo rischio».  Mitigare il rischio: in che modo lo possiamo fare?  «Il rischio ha una probabilità ed una intensità. Se riapriamo così com'è, tra un mese, senza fare nulla la probabilità è elevatissima e l'intensità mostruosa, nel senso che si ricomincia da capo».  Quindi per non restare chiusi in casa per sempre che strategie si possono adottare?  «Siccome l'intensità del rischio non la possiamo modificare, dobbiamo concentrarci sulla probabilità che questo accada».  E come si controlla la probabilità?  «La probabilità si modifica in tre modi. Primo: aumentando i dispositivi di sicurezza a disposizione delle persone che lavorano e vanno in fabbrica. Secondo, i dati: bisogna avere dati precisi su chi va a lavorare, su chi non va e su chi rimane a casa. Bisogna tracciarla questa gente. Terzo, diagnosi. Bisogna potenziare al massimo la nostra capacità diagnostica sia nel fare i tamponi sia nel fare il dosaggio degli anticorpi. Capire chi ha sviluppato la malattia, identificare nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro chi è positivo e chi è asintomatico... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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