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Coronavirus, l'iperteso rischia come gli altri

Il professor Guido Grassi, presidente della Società italiana dell'ipertensione, smentisce Borrelli

Valeria Di Corrado
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Per tranquillizzare la popolazione, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha più volte specificato che la stragrande maggioranza delle vittime di coronavirus aveva una o più patologie pregresse, citando - tra queste - l' ipertensione, il diabete e le malattie cardiovascolari. Un'affermazione che non tranquillizza (anzi), se si pensa che in Italia ci sono circa 20 milioni di ipertesi, 3,5 milioni di diabetici, a cui si aggiunge l' esercito di cardiopatici, immunodepressi, asmatici e broncopneumopatici cronici. Stando così le cose, significherebbe che un italiano su due avrebbe di ché preoccuparsi. Per questo abbiamo chiesto il parere di Guido Grassi, professore di Medicina Interna all' Università Bicocca di Milano, direttore di Clinica medica all' Ospedale San Gerardo di Monza e presidente della Società italiana dell' ipertensione arteriosa. Quante persone soffrono di ipertensione? Il 30-35% della popolazione italiana è iperteso. È una condizione che riguarda solo gli anziani? No. Anche i bambini possono esserlo. L' ipertensione in età pediatrica pub dipendere da fattori genetici, da problemi endocrini o ormonali; mentre negli adulti la causa è sconosciuta. A volte anche lo stress può essere un fattore che amplifica questa patologia. Di certo negli anziani una condizione piuttosto comune, perché legata a un processo di arterio-sclerosi. Sopra i 70 anni, infatti, la percentuale di ipertesi in Italia sale al 50-60%. Un iperteso ha più probabilità di morire se contrae il virus? No. L' ipertensione un fattore che, preso singolarmente, non predispone l'infezione. Ciò che fa la differenza è l'età del paziente: maggiore l'età, minori sono le difese immunitarie. L'immunodepressione che aggrava i rischi connessi all'infezione da Covid-19... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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