l'appello

Marco Durante, fondatore di La Presse: servono misure come in una guerra

Carlo Antini

Il fondatore e CEO di LaPresse, Marco Durante, è intervenuto sulla grave situazione che sta mettendo a dura prova la tenuta dell’Italia e della Lombardia: «Stiamo vivendo un momento di straordinaria emergenza, non solo in Italia ma in tutto il mondo. I nostri figli e i nostri nipoti lo racconteranno, per generazioni, come i nostri nonni e bisnonni hanno raccontato la guerra. Stiamo scrivendo la storia e decidendo del nostro futuro e purtroppo non c’è sufficiente consapevolezza di quale sia la gravità della situazione oggi. Sono convinto che l’unica strada percorribile, l’unica via di salvezza, sia quella di adottare una linea dura, durissima, con misure commisurate a livelli di massima emergenza. Ad iniziare dalla Lombardia, che è stata ed è fulcro del contagio. La Lombardia deve essere "chiusa", sigillata, come da più parti viene chiesto con determinazione e responsabilità. Per almeno 15 giorni occorre fermare tutto, salvo i servizi essenziali. La gente, la popolazione, deve restare a casa. Solo così riusciremo a invertire la tendenza ed uscire dall’incubo. Dobbiamo scegliere "la via cinese".  Per approfondire leggi anche: Coronavirus, ecco cosa fare Sono convinto che oggi più che mai il paese sia nelle nostre mani e legato alle nostre scelte, gravi oggi per evitare il peggio domani - ha aggiunto Durante - Vedere con i miei occhi e nelle immagini che la nostra agenzia raccoglie in gran parte del paese, tanta gente, troppa, che continua la sua vita normale mi allarma, pone una grossa questione di responsabilità generale, di ignoranza diffusa. Come continuano a ripetere le massime autorità mediche e il personale in tutti gli ospedali del nord, il problema non è tanto la mortalità del virus in sé, quanto il collasso, ormai prossimo almeno in Lombardia e Piemonte, delle strutture mediche ed ospedaliere. Se il virus non viene fermato non ci sarà più la possibilità di essere curati. La scelta da fare è oggi, senza indugio, per amore dei nostri cari, del nostro paese, delle nostre imprese, del futuro di tutti noi».