PRESENTATO AL SENATO DA "NESSUNO TOCCHI CAINO"
Dossier contro le violazioni dei diritti umani in Iran
Presentato al Senato, alla presenza tra gli altri di Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, ex Ministro degli Esteri, Presidente GCRL-Marco Pannella e membro In Search of Justice, il dossier “I volti della Repressione”. La pubblicazione dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”, che conduce una campagna mondiale per l’abolizione della pena di morte, chiede l’inserimento di 23 «esponenti del regime iraniano responsabili di gravi violazioni dei diritti umani» nell’elenco dell’Unione Europea delle persone destinatarie delle misure restrittive in vista della sua revisione prevista entro il 13 aprile 2020. Tra questi, denuncia l’organizzazione nel dossier, alcuni hanno avuto in Iran «un ruolo centrale nel massacro di oltre 30mila prigionieri politici, compiuto nel 1988 e considerato da alcuni Stati, come il Canada, un crimine contro l’umanità. Altri hanno responsabilità nella sanguinosa repressione della recente rivolta esplosa nel mese di novembre 2019 e che ha provocato la morte di oltre 1.500 persone, 4mila feriti e 12mila arresti». «Il fatto che, in conseguenza del loro inserimento nella lista europea, le loro risorse economiche vengano congelate, gli affari economici e finanziari con loro siano interdetti così come visti e permessi di ingresso in Europa, è un modo per preservare l’impegno europeo a tutela e promozione dei diritti umani e dello Stato di Diritto, oltre che evitare ogni forma di complicità nei crimini commessi da questi esponenti del regime», sottolinea Nessuno tocchi Caino. Tra gli esponenti della Repubblica islamica citati dall’organizzazione nel suo dossier figurano il capo della magistratura Ebrahim Raisi, il ministro delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione Mohammad-Javad Azari Jahromi, il ministro dell’Intelligence Mahmoud Alavi, il ministro dell’Interno Rahmani Fazli, il capo dei Pasdaran, il generale Hossein Salami ed il nuovo comandante della Forza Quds, il generale Esmail Ghaani. A partire dall’estate del 2013, ovvero da quando è stato eletto il presidente Hassan Rohani, in Iran «il tasso di esecuzioni è nettamente aumentato», si legge nel dossier. In particolare «oltre 3.883 prigionieri sono stati giustiziati dal primo luglio 2013» e ancora «nel 2019 in Iran le esecuzioni sono state almeno 285, tra cui quelle di otto minorenni e diciassette donne. Almeno 310 persone, compresi sette minorenni al momento del fatto e cinque donne, sono state impiccate invece nel 2018». Il 2020 si è aperto con l’impiccagione collettiva di otto uomini nel carcere di Rajai-Shahr della città di Karaj.