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Viareggio rinuncia alla satira feroce: il Carnevale s'inchina alla politica buonista

Sui carri di Viarreggio sale il politicamente corretto: dalla salvatrice Greta Thunberg a Salvini nemico dei migranti

Massimiliano Lenzi
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«Babbo, che mi compri i coriandoli?». “No! L'anno scorso tu li hai buttati via tutti!». Spiegare il Carnevale, quella voglia di vivere che non si ferma mai - nonostante il tempo che passa - è cosa complicata e forse nulla è più pedagogico di questa battuta sui coriandoli, tra il discolo Pierino e il suo babbo, per renderlo semplice. Il carnevale. Che semplice non è. Soprattutto oggi, nel XXI secolo, dove per andare controcorrente non basta certo una maschera da indossare. A Viareggio, terra di libertà, di mare e di anarchia - una spiaggia dove è venuto a morire, per disgrazia, il poeta inglese Shelley - da decenni, va in scena un carnevale con i carri a sfilare sul lungomare, che è qualcosa di più di uno spettacolo. È un controcanto al Potere, come l'acqua che vien dal mare e che ha fatto rimare, tanti anni fa, allo scrittore Mario Tobino i versi de "L'asso di picche": «O Viareggio / più bella dell'oriente / che nell'immacolato celeste delle tue sere / esali l'acuto profumo dell'oleandro / in te son nato / in te spero morire. E lacerino le trombe l'aria, solenni e motteggiatrici / quel dopopranzo di malinconia pensierosa, che trasporteranno al cimitero / l'unico poeta». Tobino, purtroppo, se ne è passato ad altra vita da tempo e pure Viareggio, con il suo Carnevale, non è più quella di una volta. Oggi, nel febbraio 2020, rischia infatti di adagiarsi sul politicamente corretto, l'atteggiamento meno carnevalesco che esista al mondo. Perché nella sfilata dei carri sul lungomare, che resta un grande spettacolo, l'idea dei buoni e non dei discoli, prevale sul resto. Passa con i suoi tori, i suoi toreri e le sue donne in odor di Spagna il carro intitolato "Olé", un carro contro la Corrida spagnola ed i suoi riti. E poi, tra stelle filanti e coriandoli, mentre il mare prova a sciacquare la spiaggia dal brusio della gente, sfila un carro con Greta in impermeabile giallo. Proprio lei, Greta Thunberg. La sentinella del clima e dell'ambiente contro i cattivi del mondo. Il carro si chiama "Home, sweet home", che tradotto in italiano suona "casa, dolce casa". Una messa in scena dove Greta è come la Dorothy del Mago di Oz, la salvatrice (o quasi) in un viaggio verso una nuova presa di coscienza. E poi come poteva mancare in questo rappresentare il Carnevale 2020 il leader della Lega, Matteo Salvini, il cattivone di turno, con il suo "L'amaro italiano" circondato da barchette di migranti ondeggianti nella speranza di sbarcare? Infatti non mancava, c'era. Una sfilata politicamente corretta, quella del Carnevale di Viareggio di questo anno, dove ha fatto capolino anche un carro sulla paura della cultura, dal titolo semplice: "La cultura fa paura". Sì, è vero, può far paura la cultura soprattutto se è conformista, anche nell'ironia. Eppure questo grande show italiano, il carnevale di Viareggio, con il suo politicamente corretto odierno ci porta a riflettere su una domanda non più rinviabile: dove è finita la satira politica, culturale e di costume, feroce, quella che sapeva bersagliare il Potere di turno, in questa Italia di oggi? Boh, forse si è stancata per colpa dei social. Di certo per chi a Viareggio ci è cresciuto, quel gusto di mandare affanculo tutto il mondo, soprattutto se potente, resta ancora oggi il migliore spirito del Carnevale. Assieme alla schiettezza di dirsele tutte. Le cose. Come nel carteggio tra il poeta Giuseppe Ungaretti ed il pittore Lorenzo Viani - nel secolo scorso - con il primo che, a proposito delle bellezze delle pinete della Versilia, scriveva al secondo: «Viani / sarà bella la pineta / ma come ci si fa a dormire / con tanti moscerini e tante cacate». Non era Carnevale, quando Ungaretti firmò la letterina per l'amico Viani eppure in quelle paroline cattivelle c'era tutta l'anima del carnevale. Il gusto di sfottere il prossimo e le sue abitudini più antiche e pigre. La vita, che non sopporta di fermarsi. La voglia d'estate contro il freddo dell'inverno. Che poi pure oggi, febbraio 2020, fa piuttosto caldo. Che stiano cambiando le stagioni? Oddio, stiamo diventando politicamente corretti. Sarà questa aria da carnevale di Viareggio.

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